Corriere della Sera

Case a Cortina e terreni in Puglia, il tesoro degli ex di Veneto Banca

L’INCHIESTA I DOCUMENTI

- Corriere della Sera Federico Fubini Fiorenza Sarzanini

In 19 sono esposti per aver guidato Veneto Banca verso il precipizio. E in 11 hanno tutta l’aria di aver reagito allo stesso modo: cercando di mettere i propri beni al riparo. Terreni in Puglia e case a Cortina, appartamen­ti a Treviso e Roma, uffici a Padova. Sono decine i beni che gli ex amministra­tori dell’istituto di Montebellu­na oggi in liquidazio­ne hanno cercato di sottrarre alle richieste di risarcimen­to, per lo più creando dei fondi patrimonia­li o tramite compravend­ite e cessioni di immobili in famiglia. Il meccanismo è simile a quello utilizzato dai manager di Popolare di Vicenza per cercare di sfuggire ai sequestri. Ma in questo caso il rischio che alcuni patrimoni non siano più aggredibil­i è più concreto, perché vari manager e consiglier­i di amministra­zione si sono mossi per tempo. In molti casi mancano pochi mesi alla scadenza dei cinque anni concessi dalla legge per rendere inattaccab­ile un fondo patrimonia­le, di fronte a una richiesta di sequestro in sede civile legata a un’azione di responsabi­lità. Quest’ultima è stata mossa all’inizio dell’estate da Veneto Banca sotto la guida di Fabrizio Viola, quando l’istituto era in mano al fondo Atlante. La causa serve per reclamare un indennizzo di 2,2 miliardi di euro dagli amministra­tori che hanno portato l’istituto al dissesto. Eppure lo stesso Viola, ora incaricato dal governo di gestire la liquidazio­ne, non ha ancora chiesto i sequestri. Proprio per questo, ora il tempo gioca a favore di chi spera di sottrarre i propri patrimoni alla responsabi­lità civile una volta per tutte.

Il blocco dei beni

L’unico ad aver subito finora il blocco dei beni è l’ex amministra­tore delegato Vincenzo Consoli: i due provvedime­nti notificati prevedono che si arrivi a indennizzi fino a 45,4 milioni di euro. Il provvedime­nto però non riguarda l’azione civile di responsabi­lità: è legato a un’inchiesta penale per aggiotaggi­o e ostacolo alla vigilanza, partita su segnalazio­ne della Banca d’Italia.

Il vincolo storico

Caso esemplare è quello dell’ex presidente Flavio Trinca che già il 19 dicembre 2013 vincola in un fondo gli immobili che possiede a Montebellu­na e Jesolo, lasciandon­e fuori uno di Roma. Il tempo ora gioca anche per lui, se i liquidator­i nominati dal Tesoro non chiederann­o il sequestro dei suoi beni in tempo. Procedura diversa ha scelto invece il suo vice Il documento La relazione ispettiva della Banca d’Italia su Veneto Banca del 2014 Franco Antiga: il 27 maggio di quattro anni fa vende due appartamen­ti che aveva con la moglie e nel 2016 accende un mutuo sull’abitazione a garanzia di un finanziame­nto da 250mila euro. Più articolato il meccanismo scelto dal consiglier­e Paolo Rossi Chauvenet che il 24 dicembre 2013 pone «un vincolo di interesse storico e artistico» sugli appartamen­ti di cui era proprietar­io con la moglie e i figli. Due anni dopo effettua una donazione ai figli degli stessi beni mantenendo la nuda proprietà e nel 2016 completa l’operazione di dismission­e. Accende infatti un mutuo con la moglie e i figli da due milioni di euro «per il sostentame­nto di spese personali» e dà a garanzia un appartamen­to

4 miliardi 4 miliardi e 235 milioni e 63 milioni di «sofferenze» di «inadempien­ze» Sequestro preventivo disposto sui beni di Consoli 45 milioni e 425mila euro a Cortina e tre uffici a Padova.

Oltre 60 proprietà

Il consiglier­e Vincenzo Chirò possiede più di 60 immobili e terreni ma ha vincolato tutto in un fondo patrimonia­le costituito il 14 novembre del 2016. Più previdente sembra essere stato Gian Quinto Perissinot­to: ha «vincolato» in vari fondi numerose case e garage che possedeva con moglie e fratelli, mentre una nuda proprietà provenient­e da un’eredità l’ha donata alla figlia. Ma la parte più consistent­e l’ha fatta confluire nei fondi creati fino al 2010 e così ha cercato di mettere al riparo il patrimonio. Proprio come Diego Xausa che ha vincolato tutti gli immobili di Asiago, Capoliveri e Vicenza nei due fondi costituiti nel 1999 e nel 2010. E come Alessandro Gallina che ha una situazione chiusa e ormai consolidat­a. Più rischiosa quella di Marco Pezzetta, che invece il fondo lo ha aperto solo nel 2015.

Vendite e donazioni

Il fondo patrimonia­le L’utilizzo del fondo patrimonia­le per mettere al riparo i beni Il termine dei 5 anni

C’è anche chi ha preferito monetizzar­e. Francesco Biasia ha venduto un appartamen­to a Milano per 575mila euro mantenendo alcune case a Vicenza. Attilio Carlesso ha invece preferito disfarsi dell’intero patrimonio: sei appartamen­ti, due garage e un ufficio a Verona. Gianfranco Zoppas ha venduto alcuni immobili a Maria Teresa Zoppas mentre altri glieli ha donati.

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