«Tajani sbaglia, a Strasburgo sappiamo fare squadra»
Caro direttore, le critiche del presidente Antonio Tajani al sistema-Italia, e in particolare ai deputati europei, sono ingiuste e, a nome di tutta la mia delegazione, le respingo con forza. Invito il presidente Tajani a non generalizzare quando parla di eurodeputati italiani, ma semmai a fare nomi e cognomi. Quelli del Pd sono più che presenti a Bruxelles e a Strasburgo, gestiscono in prima persona i dossier più importanti e occupano posizioni di rilievo: la presidenza del Gruppo S&D, la vicepresidenza del Parlamento, la presidenza della commissione Affari economici, la vicepresidenza della commissione Industria, ruolo che ricopro io, e di altre commissioni, il coordinamento delle commissioni per il Mercato interno, per il Commercio internazionale, per la Cultura e per gli Affari costituzionali, hanno ruoli di relatori o di relatori ombra, si occupano di sociale, di immigrazione, di riforma di Dublino, di bilancio, di ricerca, di economia circolare, di lotta all’evasione, di protezione dei whistleblower, e potrei continuare a lungo. Quello di oggi è un livello di rilevanza e di presenza italiana che non ha precedenti nella storia del Parlamento europeo, così come non ha precedenti il lavoro di squadra del sistema Paese fatto per la candidatura di Milano all’Ema, con gli eurodeputati di tutti gli schieramenti che si sono impegnati in prima persona. Per questo è ingiusto collegare la non assegnazione dell’Ema a Milano a presunte mancanze degli eurodeputati, o confermare di fatto le insinuazioni della giornalista sulla presenza di Sandro Gozi che, di casa a Bruxelles, fa un ottimo lavoro e, lo posso dire senza ombra di smentita, è tra i ministri più presenti nelle istituzioni comunitarie e tra i più assidui negli incontri con i deputati italiani che riunisce periodicamente, esaminando e discutendo con loro tutta l’agenda politica e i dossier in corso. Far passare l’idea che l’assegnazione ad Amsterdam dell’Ema sia da attribuire anche a qualche sua presunta mancanza è oltremodo scorretto, oltre che non vero, ed è quel tipo di partigianeria politica da campagna elettorale che nuoce all’Italia e alla figura istituzionale della presidenza dell’Europarlamento. Quanto alle critiche al metodo, la nostra presa di posizione come eurodeputati Pd è la continuazione di una battaglia che facciamo da tempo, e che continueremo a fare, perché le scelte del Consiglio e della Commissione siano tutte pubbliche e motivate come lo sono i voti del Parlamento europeo.
capodelegazione pd al Parlamento Ue