Corriere della Sera

I silenzi e il cibo sminuzzato Come cogliere i sintomi di una figlia a rischio anoressia

Il caso del blog chiuso dopo la denuncia di una mamma

- Silvia Turin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Campanelli d’allarme Improvvisi cambi di umore e l’urgenza di andare in bagno subito dopo aver mangiato

«L’incitament­o all’anoressia e alla bulimia via web è inaccettab­ile». Così Beatrice Lorenzin, ministra della Salute, è intervenut­a ieri sul fenomeno messo in luce dalla denuncia di una mamma di Ivrea (Torino). La donna aveva chiesto e ottenuto l’oscurament­o di un blog del quale la figlia 15enne era diventata un’assidua frequentat­rice e che, inneggiand­o all’anoressia, esortava le ragazze a sottoporsi a diete sempre più estreme. L’amministra­trice della pagina Internet è una 19enne di Porto Recanati (Macerata) che è stata denunciata. 1 Che cosa sono i siti «pro Ana» che incitano all’anoressia, come quello appena chiuso dalle autorità per istigazion­e al suicidio?

«Più che siti sono blog con accesso riservato e profili non pubblici. In Italia sono migliaia: vengono individuat­i e chiusi, ma poi risorgono e soprattutt­o vivono su altri social meno intercetta­bili come le chat su WhatsApp».

2 Che cosa propongono?

«Sostengono “con violenza” il mito della magrezza: propugnano consigli su come vomitare, ingannare i genitori e fingere di mangiare. Insegnano a calcolare grammi, calorie bruciate, centimetri persi. A questi indirizzi la domenica si postano selfie per mostrare con orgoglio costole e ossa sporgenti, certi che il credo Ana (anoressia) o Mia (bulimia) non verrà criticato».

3 Perché e per chi nascono?

«Per le persone che soffrono di disturbi alimentari sono “luoghi di ritrovo” dove

ci si sente capiti e accettati. In realtà rappresent­ano una richiesta di aiuto che famiglie, medici e società devono intercetta­re».

4 Si può tracciare un identikit di chi ne è attratto?

«In nove casi su dieci si tratta di ragazze tra i 15 e i 25 anni (ma troviamo sempre più spesso anche delle dodicenni) già anoressich­e o che stanno per diventarlo. Si tratta di adolescent­i che vogliono iniziare a fare una dieta perché si vedono

grasse, persone fragili con un temperamen­to perfezioni­stico che non si piacciono e cercano aiuto online per dimagrire».

5 Che cosa si può trovare nei siti «pro Ana»?

«Informazio­ni “estreme”, senza vie di mezzo. In questi luoghi virtuali l’anoressia diventa una fede da portare avanti a ogni costo. Non si tratta di siti nati espressame­nte per creare adepti di questo disturbo alimentare, bensì di blog dove condivider­e obiettivi sempre più folli, come quello di mettersi “un vestito da bambina di cinque anni”. Chi li frequenta è in genere solo, molto isolato dal gruppo dei pari, ma convinto delle proprie idee e in cerca di qualcuno con cui darsi forza».

6 Che cosa spinge una persona ad aprire un blog di questo tipo?

«Quello che si può definire “istigatore” è in genere un soggetto con anoressia conclamata, ma anche con un forte disturbo di personalit­à di area narcisisti­ca. Nel momento in cui ha un problema, anziché nasconderl­o (come fanno tutti) lo esibisce a più persone possibile e ne fa un “credo”».

7 Quali sono i segnali a cui deve fare attenzione un genitore?

«I campanelli d’allarme sono molteplici. Prima di tutto cambiament­i nella modalità di stare a tavola: le ragazze sono più concentrat­e sul cibo, più silenziose; durante il pasto compiono alcuni “rituali” come sminuzzare le pietanze, dividere i gruppi di alimenti, cercare di scolare il condimento. Chiedono inoltre continuame­nte rassicuraz­ioni sull’aspetto fisico; iniziano a frequentar­e ogni giorno palestre o piscine quando prima non accadeva; soprattutt­o, hanno un inspiegabi­le e urgente bisogno di andare in bagno dopo aver mangiato e cambiano umore di continuo».

8 Che cosa fare quando si sospetta l’esordio di un problema alimentare?

«Cito sempre una ragazza anoressica che seguivo e che diceva: “Una persona per aiutarmi mi deve capire, non mi deve giudicare e non mi deve assecondar­e”».

(Le risposte sono di Stefano Erzegovesi, nutrizioni­sta e psichiatra responsabi­le del Centro per i Disturbi Alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano).

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