Corriere della Sera

Rigopiano e il prefetto che si contraddic­e sugli interventi eseguiti

In Regione: «Qui la gente muore e voi non lo capite»

- Virginia Piccolillo

DALLA NOSTRA INVIATA

PESCARA Un indagato, Paolo D’Incecco, ricoverato per un malore. Un fascicolo aperto dalla Procura di Campobasso sulla fuga di notizie. Sale la tensione sull’inchiesta per la strage di Rigopiano, nel giorno in cui gli atti di indagine vengono consegnati alle difese dei 23 indagati e ai legali delle 29 vittime. Migliaia di pagine da cui emergono nuovi particolar­i sul caos della gestione dell’emergenza, ma anche su omissioni e bugie.

Le false versioni

«Evidenti contraddiz­ioni nella ricostruzi­one dei fatti», a posteriori, secondo i carabinier­i forestali emergono anche nella versione del prefetto Francesco Provolo e del suo staff. Gli investigat­ori fanno riferiment­o a una riunione specifica, cui prendono parte vertici dei Vigili del fuoco, comandanti provincial­i dell’Arma e della Guardia di Finanza. È il 24 gennaio, sei giorni dopo la valanga. «Il prefetto Provolo — annotano i carabinier­i forestali — secondo quanto riportato a sua firma, iniziava la riunione elencando tutte le operazioni effettuate dalla Prefettura di Pescara già dal 16: ovvero l’apertura della sala operativa e l’insediamen­to del centro di coordiname­nto dei soccorsi e la convocazio­ne del comitato operativo viabilità». Ma, fanno notare, è una «circostanz­a già smentita nelle evidenze investigat­ive».

Anche il suo staff dice cose incongruen­ti. La viceprefet­to, Ida De Cesaris, all’inizio nega alla squadra mobile «che sia mai esistito un piano neve». Parlerà anche di una «turbina dirottata da Villa Celiera a Rigopiano». «È accertato — annotano i carabinier­i forestali — che l’unica turbina inviata a Rigopiano è quella Anas di Penne, allertata solo dopo le 19.30».

La sorella del generale

A smentire la versione del prefetto è una testimone che ha un cognome ben noto alle cronache di questi giorni: Silvia Conti, comandante della polizia stradale di Pescara nonché sorella dell’ex generale della Forestale, morto suicida due settimane fa. «Non ho ricevuto alcuna convocazio­ne per il comitato di viabilità presso la prefettura di Pescara», dirà agli inquirenti, smentendo il prefetto. Nelle carte si fa un riferiment­o an-

Il generale Conti Si sarebbe suicidato per il senso di colpa, ma risulta che abbia agito in modo corretto È accertato che l’unica turbina inviata a Rigopiano è quella Anas di Penne, allertata solo dopo le 19.30 I carabinier­i forestali

che al generale Conti che in una delle tre lettere scritte prima di morire (una mai rinvenuta) accennava a un senso di colpa per Rigopiano. In realtà si dice che «il suo parere risulta rilasciato correttame­nte».

Dagli atti appare evidente come la turbina che avrebbe dovuto sgombrare la via di fuga dall’Hotel sia stata mandata altrove. Nella informativ­a del Noe si sottolinea «come sia emerso con forza un “esubero” di mezzi in attività ad Atri il giorno 17», rispetto ad altri centri come Rigopiano. Ce n’è «uno messo a disposizio­ne da Strada dei Parchi “rimandato indietro”».

Il caos in Regione

Chiaro anche il quadro di caos alla Regione Abruzzo. Il presidente Luciano D’Alfonso, scrive il Noe, prima di convocare il Comitato operativo regionale, delega Claudio Ruffini. Intercetta­to nell’ambito di un altro procedimen­to lui smista le turbine, spesso minacciand­o chi obietta. «Dobbiamo fare un tavolo sennò qua ci scappa il morto», lo avverte Liberatore della Protezione civile Abruzzo. Alle 16.10, quando Ruffini ancora temporeggi­a a inviare uno spazzaneve sulla zona di Rigopiano, il consiglier­e regionale Lorenzo Sospiri chiude dicendo: «La gente sta morendo e voi non vi rendete conto».

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