Corriere della Sera

Libero l’italiano fermato al G20 «In cella ho imparato il tedesco»

- Di Elena Tebano

DALLA NOSTRA INVIATA

Ai militanti della sinistra extraparla­mentare tedesca che lo hanno accolto con prosecco e pandoro all’uscita del tribunale di Altona Fabio Vettorel si è rivolto in tedesco. Prima non sapeva parlarlo, ma la «detenzione cautelare» del 18enne veneto, arrestato il 7 luglio con l’accusa di aver partecipat­o ai disordini in occasione del G20 di Amburgo, è durata così tanto che lo ha imparato in carcere. Ieri, dopo quasi cinque mesi in un centro di detenzione minorile, è stato finalmente rilasciato su cauzione (diecimila euro) anche se con l’obbligo di firma tre volte a settimana e di rimanere nella città anseatica per tutta la durata del processo, presumibil­mente fino a febbraio. Una decisione scontata dopo il via libera della Cassazione tedesca di venerdì scorso, ma attesa così a lungo (la Procura aveva fatto ricorso) che lo ha lasciato quasi incredulo: «Mamma, sono fuori di prigione!» ha esclamato rivolgendo­si alla madre Jamila Baroni, che in questi mesi si è trasferita ad Amburgo per assisterlo. «Siamo molto contenti, adesso penseremo al processo» hanno commentato. Vettorel è accusato di disturbo della quiete pubblica aggravato dal tentativo di lesioni e aggression­e a pubblici ufficiali. Reati di cui si sarebbe macchiato, secondo la polizia tedesca, perché faceva parte di un gruppo di 150-200 black bloc che avrebbero gettato pietre e petardi contro gli agenti. Il giovane veneto ha sempre negato le accuse, smentite in parte anche dalla ricostruzi­one della vicenda fatta dai media tedeschi. La Procura si è opposta alla scarcerazi­one definendol­o «pericoloso». Ieri, con il fisico minuto e il sorriso stampato sulla faccia sembrava soprattutt­o un adolescent­e felice.

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