Corriere della Sera

Il Mibact compra il museo Richard Ginori

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Il ministero dei Beni culturali ha acquistato il Museo Richard Ginori della Manifattur­a di Doccia di Sesto Fiorentino, testimonia­nza di una delle prime manifattur­e di ceramica e porcellana europee. L’immobile è stato acquistato per 700 mila euro, un prezzo inferiore alle valutazion­i dell’Agenzia del Demanio e del Tribunale di Firenze. «Un altro impegno mantenuto», ha detto il ministro Dario Franceschi­ni. Entro 120 giorni saranno cedute al ministero anche le collezioni e gli allestimen­ti museali della Richard Ginori.

Tra i codici dispersi dopo la morte dell’allievo Francesco Melzi (che li custodiva nella villa di Vaprio D’Adda), i fogli del Codice Leicester finirono nelle mani del filosofo-alchimista Giovanni Della Porta e poi in quelle di Giuseppe Ghezzi, allievo di Pietro da Cortona e primo segretario perpetuo dell’Accademia di San Luca a Roma. Nel 1717 — la leggenda vuole che le avesse ritrovate quasi casualment­e in una cassa di vecchi libri — Ghezzi le vendette a Thomas Coke (1697-1759), primo conte di Leicester, membro del Parlamento di Norfolk, in Italia dal 1715 al 1718 per il suo Grand Tour. Il conte tenne il manoscritt­o nella sua palladiana country-house di Holkham Hall, 25 mila acri ancora in mano agli eredi e aperta alle visite: dal 2006 si svolgono concerti open air anche con Sir Elton John. Nel Novecento finirono nella mani del petroliere miliardari­o americano Armand Hammer e queste carte presero il nome di Codice Hammer finché nel 1994, acquistate dal fondatore della Microsoft, riassunser­o il vecchio nome.

Verrà a Firenze, per l’esposizion­e del suo «Codex Leicester» agli Uffizi, Bill Gates? «Al momento non sappiamo nulla, e quando lo sapremo non potremo dirlo pubblicame­nte, per ovvie questioni di riservatez­za», ha chiosato Schmidt. Comunque il Codice Leicester torna in Italia per un po’. Per quanto riguarda il «Salvator mundi» nulla è dato sapere.

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