LA CARESTIA UCRAINA, UNA PAGINA DI STORIA DA NON DIMENTICARE
Mentre lo scorrere del tempo ci allontana da massacri del Novecento, il ricordo di quegli orrori accentua il suo valore affinché questi non siano ripetuti. Faremmo bene dunque a non conservare enclave di ignoranza o oblio nelle nostre consapevolezze collettive sul XX secolo. A fine novembre viene commemorato ogni anno in Ucraina l’Holodomor: se si domandasse nelle scuole italiane il senso della parola, la maggior parte delle risposte sarebbe «non so». Lo stesso avverrebbe tra gli adulti. Non è giusto che le cose stiano così. Non lo è perché l’Holodomor fu una delle pagine peggiori della storia del secolo scorso. L’espressione significa infliggere la morte per fame. Indica la carestia pilotata dal partito bolscevico di Stalin che, tra 1932 e 1933, tolse la vita a milioni di persone. Secondo ricerche degli anni 80 e 90, in Ucraina circa quattro milioni (oltre a un milione in Kazakistan, un altro in Caucaso del Nord e Terre nere). Stando a stime recenti, dieci milioni e più. Obiettivo del segretario dei comunisti sovietici era innanzitutto liquidare i kulak, agricoltori benestanti (o accusati di esserlo) che difendevano un tessuto sociale fondato sulle tradizioni, restìo alla statolatria bolscevica. Stalin li fece perseguitare con confische di raccolti, deportazioni, torture, eliminazioni. La fame determinò anche cannibalismo. In Italia la «Grande carestia» ucraina è stata a lungo nascosta da silenzi. Benito Mussolini, che allora ne veniva informato da diplomatici, si guardò dall’alzare la voce contro l’Unione Sovietica. Gran parte della storiografia comunista si allineò poi ai silenzi sovietici, rotti in era di Michail Gorbaciov. I dirigenti delle forze politiche italiane oggi dovrebbero trovare un’intesa per aumentare la conoscenza di questa pagina della storia. Ammesso che molti di loro non ne siano all’oscuro. O non temano di irritare il Cremlino.