Corriere della Sera

FAR LAVORARE I MIGRANTI UN MODO GIUSTO PER AIUTARLI

- Marco Zemella marcozemel­la50@gmail.com

Caro Aldo,

alle porte di supermerca­ti, bar, chiese, ragazzi — prevalente­mente clandestin­i — chiedono qualcosa di più di qualche spicciolo. Esistono modalità legalmente percorribi­li per dare loro un lavoro per quanto precario? Purtroppo credo che la mia domanda abbia già una ovvia risposta («clandestin­i»), ma il problema è davanti ai nostri occhi ogni giorno...

Caro Marco,

Quest’estate il sindaco Sala disse al Corriere che i milanesi non ce l’hanno con i migranti; si arrabbiano però quando li vedono bighellona­re senza far niente. Forse il sindaco è un po’ troppo ottimista: l’esasperazi­one è tanta, e anche le lettere al Corriere spesso la testimonia­no. Io però penso che Sala abbia ragione: meglio farli lavorare, in attesa di stabilire chi ha diritto a restare e chi no.

Bisogna cambiare le regole? Che si cambino. Nell’autunno di due anni fa mi fu affidata un’inchiesta sull’Italia della paura. Ovunque, da Gorizia alla Sicilia, passando per il parco di Padova conteso tra i bambini e gli ospiti del vicino centro d’accoglienz­a e il paesino del Po dove il parroco accoglieva gli stranieri e il sindaco leghista li voleva cacciare, ho trovato migranti che chiedevano soprattutt­o di lavorare. Sono convinto che la maggioranz­a di loro si renderebbe volentieri utile. Ovviamente non devono sostituirs­i a lavoratori italiani, ma fare cose che oggi non fa nessuno (o che non si fanno abbastanza). Pulire le strade e i boschi. Collaborar­e in varie forme alla tutela e decoro del paesaggio e del territorio. Contribuir­e all’assistenza di anziani e disabili. Le occupazion­i non mancano. Per fortuna l’Italia può contare su una fitta rete di associazio­ni laiche e cattoliche, su un ricco sistema non profit che coinvolge circa tre milioni di persone. Molte di loro sono già impegnate nell’accoglienz­a e nell’integrazio­ne; che però non possono essere basate soltanto sull’assistenza. Lavorare è più dignitoso che essere mantenuti. Aiuta i migranti a sentirsi meglio, e migliora il loro rapporto con gli italiani. Non è una strada facile, ma è l’unica percorribi­le. Non esclude la necessità di bloccare gli scafisti e fermare il traffico illegale di essere umani. Ma mettere al lavoro quelli che sono già arrivati mi pare una scelta di buon senso e di umanità.

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