Corriere della Sera

La superbatte­ria Samsung: il telefono carico in 12 minuti

Sfere di grafene e litio. Il costo del «materiale delle meraviglie»

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C’è qualcuno che ha persino definito la sindrome: «low battery anxiety», l’ansia da batteria scarica che affligge pressoché ogni possessore di smartphone. Ma una sfera di grafene, il cosidetto «materiale delle meraviglie», potrebbe cambiare tutto e rendere possibile ciò che cinque miliardi di persone nel mondo (che hanno un telefonino) sognano da tempo: ricaricare il cellulare in appena dodici minuti.

È quello che ha testato, a Seoul, Corea del Sud, l’istituto di tecnologia di Samsung che ha messo a punto la super batteria in grado di migliorare le sue capacità del 45% e incrementa­re la velocità di ricarica di cinque volte rispetto agli standard attuali. Come? Grazie a una sfera di grafene che andrà a migliorare resa e velocità di ricarica delle classiche batterie agli ioni di litio con cui sono realizzati generalmen­te gli smartphone. L’azienda coreana ha infatti di recente moltiplica­to i suoi sforzi nella ricerca di nuove tecnologie, dopo il caso del Galaxy Note 7 dello scorso anno. Il ritiro del modello di cellulare, dopo diversi episodi di autocombus­tione a causa delle batterie difettose, è costato a Samsung circa cinque miliardi di dollari. Da qui l’investimen­to in nuove tecnologie sfociato nella batteria che si ricarica in dodici minuti contro una media di un’ora di quelle agli ioni di litio. Considerat­e dai tecnici però ormai obsolete, visto che la prima volta che sono state commercial­izzate era il 1991.

Fine della «low battery anxiety» dunque? Non proprio. Il grafene è sì stato definito il «materiale delle meraviglie» ma ha un piccolo problema: costa. Come spiega bene Roberto Cingolani, direttore scientific­o dell’Istituto italiano di tecnologia che proprio due anni fa aveva messo a punto un modello di batteria molto simile a quello coreano. «Noi, utilizzand­o particolat­i di grafene, siamo riusciti ad avere un aumento della capacità della Dongjin (DJ) Koh è uno dei co-ceo di Samsung i con Kinam Kim e Hyunsuk (HS) Kim batteria del 25% — precisa — . I coreani hanno fatto un oggetto ancora più complesso ed è difficile immaginare la sua applicazio­ne su larga scala». Parente stretto della grafite delle comuni matite, il grafene è infatti un materiale più sottile e leggero del carbonio ma più resistente dell’acciaio. Per questo è molto ambito dai produttori di cellulari, che da tempo studiano modelli di smartphone sempre più sottili e potenti. «È noto infatti — aggiunge Cingolani — che con un contatto di grafene in batteria, si ottiene qualcosa in più sulla performanc­e. Ma con la tecnologia complessa che hanno usato i coreani e le temperatur­e estremamen­te elevate che hanno usato, gli serviranno apparecchi­ature e tecnologie molto costose. Il grafene può arrivare a costare anche decine di migliaia di euro al grammo in questi casi. Alta gioielleri­a insomma». Tant’è che il prototipo messo a punto dall’Iit di Genova due anni fa, nonostante l’interesse di numerosi produttori di gruppi elettrici e dell’automotive, non ha ancora trovato uno sbocco industrial­e. «E noi abbiamo usato l’approccio più semplice ed economico — precisa il direttore dell’Iit — ma su larga scala diventava troppo oneroso. Quando si fanno queste scoperte c’è sempre da trovare il giusto compromess­o tra costi e benefici e spesso non è così facile. Quel che è certo è che si fanno dei passi avanti nella conoscenza delle tecnologie».

Resta dunque difficile, se non impossibil­e, ipotizzare uno sbarco sul mercato della super batteria Samsung, tanto più su milioni di cellulari e possessori di smartphone. Da quando è stato scoperto nel 2004, da parte degli scienziati russi Andre Geim e Kostantin Novoselov dell’Università di Manchester (scoperta che valse ai due il Nobel per la fisica nel 2010), il grafene è stato utilizzato per diversi scopi e molteplici settori tanto che il suo valore sul mercato, secondo alcune ricerche, è destinato a toccare i 100 milioni di dollari entro il 2020. «Ma ci vorrà molto tempo prima che le batterie a base di grafene siano prodotte in serie — ha confermato al Financial Times la società coreana di investimen­to Sk Securities — come spesso accade in questi casi, la chiave è trovare chi produca per primo la tecnologia». Samsung nel frattempo ha brevettato la sua tecnologia in Corea del Sud e negli Stati Uniti.

Impegno Dopo il ritiro del Galaxy Note 7, l’azienda coreana ha moltiplica­to gli sforzi nella ricerca

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