Sbagliata la tempistica Scaricare l’allenatore significa difendere se stessi

Èlegittimo esonerare l’allenatore, se il gioco non piace, i gol non arrivano, i risultati sono deludenti. Vincenzo Montella non può essere privo di responsabilità, soprattutto se c’è più di un giocatore che rende molto meno delle proprie potenzialità e se, a questo punto di novembre, il Milan ha maturato ancora così poche certezze. Scaricare Montella ora, però, significa soprattutto difendere se stessi; prendersela con la «quadra» (non trovata) piuttosto che con la «squadra», così come è stata costruita. Ma se in estate sono stati spesi 236 milioni senza che sia arrivato un attaccante di livello, è evidente che siamo di fronte almeno a un concorso

di colpa. È questo conflitto di interessi, emerso tra il tecnico e la società (più precisamente tra il tecnico e il d.s. Mirabelli, nella foto, che ora sarà il prossimo al centro del mirino), a far dubitare della decisione. Che resta poco sensata. Per la tempistica: se Montella non convinceva, sarebbe stato meglio non rinnovargli il contratto in estate, piuttosto che metterlo in discussione alla prima difficoltà (la seconda sconfitta con la Samp); oppure sarebbe stato più sensato cambiare durante l’ultima sosta. Inoltre, anche se è difficile sostenerlo dopo la quarta partita senza reti a San Siro, pur tra mille difficoltà, la squadra stava mostrando una sua crescita (la difesa è più equilibrata, la media dei tiri in porta è di 16,4, inferiore solo a Roma, Fiorentina, Juve e Napoli) e ora il Milan si trova di fronte a un ciclo di partite abbordabili. A proposito di tempistica: adesso è in corso una delicata trattativa di rifinanziamento del debito; chi deve prestare i soldi come giudicherà questo caos? Anche perché, nel business plan, l’obiettivo fissato è l’Europa League, oggettivamente alla portata. Ora ci dovrà riuscire Rino Gattuso, chiamato a fare meglio degli altri grandi ex lanciati su una panchina trita-uomini, come Seedorf, Inzaghi e Brocchi. Un sincero in bocca al lupo.