Corriere della Sera

Pensione a mille euro? L’assegno ai maggiorenn­i Servono quattro miliardi costa quasi 15 miliardi

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«Nessun pensionato avrà meno di 1.000 euro al mese». La proposta di Forza Italia è racchiusa in questo slogan. L’operazione costerebbe 4 miliardi l’anno, la stessa somma che lo Stato incassava dalla vecchia Imu sulla prima casa. Ma in realtà è molto diversa da quello che lascia intuire quella frase. A veder salire l’ assegno a mille euro sarebbero 842.551 pensionati. Mentre, secondo l’Inps, i pensionati che hanno un reddito inferiore ai mille euro sono molti di più, circa 6 milioni. L’intervento, quindi, farebbe aumentare l’assegno a un pensionato «povero» ogni sei. Gli altri continuere­bbero a prendere meno di mille euro. Perché? A esaminarlo nei dettagli, il piano di Forza Italia riguarda solo i pensionati che hanno l’assegno minimo, non incassano altri redditi e hanno superato i 70 anni. Vale a dire quelli che oggi hanno un assegno previdenzi­ale da 631,87 euro al mese, leggerment­e più alto della minima vera e propria che è di 500 euro. Per loro è già prevista una maggiorazi­one proprio perché, senza altri redditi e avanti negli anni, sono i soggetti più deboli. Secondo la proposta avanzata da Forza Italia, quindi, avrebbero un aumento di 368,13 euro al mese, che corrispond­ono a quasi 5 mila euro l’anno in più. Mentre l’assegno resterebbe fermo per gli altri 5 milioni di pensionati al di sotto dei mille euro. Far salire anche loro verso quota mille costerebbe oltre 10 miliardi. Anche nel 2002 il governo guidato da Silvio Berlusconi fece un intervento mirato: portò da 392,69 a 516,46 euro al mese l’assegno minimo.

La proposta del Movimento 5 Stelle è il reddito di cittadinan­za. Riguarda tutti i maggiorenn­i residenti in Italia: cittadini italiani, di Paesi comunitari o anche extracomun­itari se i loro Paesi hanno firmato convenzion­i sulla sicurezza sociale. Ma a patto che siano disoccupat­i o siano sotto la soglia di povertà. Gli interessat­i sarebbero circa 9 milioni. Il costo 14,9 miliardi di euro, come sostenuto dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, ascoltato in Parlamento sul disegno di legge del Movimento 5 Stelle. Più o meno è la stessa somma stanziata in manovra per evitare l’aumento dell’Iva. Dove prendere i soldi? La proposta del M5S indica le coperture, anche se alcune voci restano sul vago: 2,5 miliardi di tagli alla spesa della pubblica amministra­zione, 2 da tasse su banche e assicurazi­oni, 1 da tasse sul gioco d’azzardo. In parte si autofinanz­ierebbe, grazie all’incremento del gettito fiscale legato all’aumento dei consumi. Ma come funzionere­bbe? Chi non ha alcun reddito ha diritto a un assegno di 780 euro al mese netti. Chi ha un reddito, ma inferiore a 780 euro mensili, incassa la differenza. La somma sale se in famiglia ci sono più persone, fino a un massimo di 1.950 euro. In cambio, bisogna iscriversi presso i centri per l’impiego e partecipar­e a progetti sociali organizzat­i dal Comune per almeno otto ore alla settimana. Perde il reddito di cittadinan­za chi riesce a guadagnare più di 780 euro al mese. E anche chi rifiuta più di tre proposte di lavoro, oppure si licenzia senza giusta causa per due volte in un anno.

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