«Sanzioni Usa contro Kim»
L’ipotesi blocco navale. Polemiche su Trump che twitta video dell’ultradestra
Il giorno dopo il lancio del missile intercontinentale da parte della Corea del Nord che ha mostrato la capacità teorica di colpire la capitale degli Usa, arriva la risposta di Trump che annuncia «altre massicce sanzioni». Uno dei consiglieri della Casa Bianca aggiunge: «Vogliamo gestire questa crisi». Il dittatore coreano esulta: «Siamo una potenza nucleare». Mentre le isole Hawaii riattivano le sirene di allarme, la Cina lavora a un piano per l’invasione in caso di guerra. I generali di Pechino studiano un intervento per mettere al sicuro le armi nucleari nordcoreane che sono a non più di 100 km dal confine cinese. Negli Usa Trump twitta tre video dell’ultradestra: polemiche.
Donald Trump annuncia «altre massicce sanzioni a carico della Corea del Nord», come risposta immediata al lancio del missile a lungo raggio, nella notte tra il 27 e il 28 novembre scorso. «Vogliamo “gestire” questa crisi», dice al Corriere uno dei consiglieri della Casa Bianca, nella pausa di un incontro sulla riforma fiscale, organizzato da un think tank di Washington. Come dire: il presidente non sta pensando a un attacco immediato. Nell’amministrazione è maturata una svolta importante. Finora il segretario di Stato, Rex Tillerson — che è tornato a proporre un blocco navale — aveva chiesto agli alleati occidentali, in particolare a Francia e Gran Bretagna, di non occuparsi del dossier nordcoreano. L’idea era cercare un accordo diretto con Cina e Russia. Una linea ancora vitale: ieri Trump ha chiamato il leader cinese Xi Jinping. Il resoconto della telefonata, però, descrive solo ciò che ha chiesto Trump: la Cina usi «tutte le leve disponibili» per convincere la Corea del Nord «a interrompere le provocazioni». Ma la replica di Xi non deve essere stata significativa, altrimenti la nota l’avrebbe registrata con enfasi.
Ieri pomeriggio, poi, a New York si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su sollecitazione di Stati Uniti, Giappone e Corea del Nord. Prima della riunione, l’ambasciatore italiano Sebastiano Cardi, presidente per il mese di novembre del Consiglio, ha riferito di «non aver ricevuto alcuna richiesta formale per l’adozione di nuove sanzioni». Ecco allora che al Dipartimento di Stato e al Pentagono si è giunti a una conclusione: non possiamo solo aspettare Cina e Russia.
Tillerson ha già capovolto il suo approccio: i partner storici sono ora «fondamentali». Il 28 novembre, al Wilson Center di Washington, ha elogiato i governi di Italia e Spagna per «la fermezza» con cui hanno fronteggiato la Corea del Nord. Un riconoscimento con due mesi di ritardo: l’Italia ha espulso l’ambasciatore di Pyongyang il 1° ottobre. Nel linguaggio diplomatico la «gratitudine» Usa significa una cosa precisa: la ricerca di sponde. Tillerson ne ha già trovata una, nel Canada che ospiterà un vertice dei ministri degli Esteri. La lista degli inviti si allunga: non più 12, come due giorni fa, ma almeno 25. Ci sarà anche l’Italia. Data da definire: probabilmente dopo Natale. Ricorda la «coalizione dei volenterosi» di George W. Bush nella guerra all’Iraq. Con la differenza cruciale che qui non c’è un piano militare, ma politicoeconomico: isolare il regime di Kim Jong-un. Resta l’incognita Trump. Per il momento appoggia la strategia Tillerson-Mattis. Ma la sua imprevedibilità consiglia prudenza. E alle Hawaii sono tornate in funzione le sirene di allarme usate all’epoca della Guerra fredda.
Nuove sanzioni verranno imposte contro la Corea del Nord. E questa situazione verrà gestita! Donald Trump presidente degli Stati Uniti