Corriere della Sera

La nuova vita di Totti: io, la famiglia, il calcio

Una nuova vita da dirigente: «Parlavo da solo Ho avuto bisogno di tre mesi per liberare la testa Mio figlio? Se non è un campione glielo dirò Ho un sogno: tornare indietro nel tempo»

- di Daniele Dallera e Luca Valdiserri

Francesco Totti ha lasciato il calcio giocato ma nella sua nuova vita da dirigente della Roma ha scoperto un altro modo di viverlo. Successi, ricordi, rimpianti, compagni, famiglia, sogni e prospettiv­e. L’uomo bandiera della Roma si racconta a 360 gradi.

Il 27 settembre 1976 non era giorno da scoop. Il Corriere della Sera titolava su un incontro governosin­dacati e lo sport era in prima pagina con una foto di Adriano Panatta in Coppa Davis. Quello che nessuno poteva ancora scrivere era l’arrivo di chi avrebbe cambiato la storia del calcio a Roma: Francesco Totti.

L’intervista è appena finita. Il direttore Luciano Fontana ha portato una copia, incornicia­ta, di quella prima pagina: «La notizia era che eri nato tu». Totti guarda e sorride: «Prima intervista da dirigente. Fa un po’ effetto. È diversa. Ma dopo 25 anni da calciatore ti devi abituare».

Cosa è cambiato?

«Tutto. La vita, la testa, il fisico. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenament­o. Come una macchina. Adesso devo programmar­e la giornata. L’impatto non è stato semplice. Ho

chiesto alla società se potevo ricaricare le batterie per un po’. Avevo voglia di dare un taglio, liberare la testa, godermi i miei figli. Me lo hanno concesso e li ringrazio, così ho potuto cominciare con il piede giusto il nuovo percorso. Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto».

Tutto per sempre? O mai dire mai?

«Il mio lavoro resterà sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, con l’allenatore e con i dirigenti. Divido le partite con loro. Vado sul pullman. Vado in ritiro. Lavoro a 360 gradi».

Cosa può dare, da dirigente, chi non ha mai studiato da dirigente?

«Sono stato calciatore e conosco tutte le dinamiche. So come trattare un giocatore. Dentro lo spogliatoi­o può starci davvero solo chi ne conosce le parole, gli sguardi, i momenti giusti. Ho questa fortuna rispetto ad altri dirigenti, ho vissuto le dinamiche dello spogliatoi­o. Ci vado ogni giorno, come prima. Solo che adesso non mi spoglio».

Quanto pesano una giacca e una cravatta?

«All’inizio parlavo da solo, come un matto: sono infortunat­o, sono squalifica­to, adesso rientro. Però adesso mi sono abituato».

Si soffre di più in tribuna o in panchina?

«In tribuna, perché in panchina speri sempre di poter entrare. In tribuna ascolti cose pazzesche. Tutti allenatori. Penso: chissà cosa dicevano quando giocavo io?».

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«Così non me lo aspettavo nemmeno io. Qualcosa oltre il calcio. È stato emozionant­e per il mio sentimento verso di loro e il loro sentimento verso di me. Non ero Totti o il capitano della Roma, ero il fratello di tutti. Le facce della gente, piene d’amore, erano per me. Dirò una cosa che può sembrare brutta, perché la Roma conta più di tutto e l’ho sempre messa davanti a me: di quel risultato, ho capito, non importava tanto alla gente».

Lo stadio nuovo è in partenza. Perché non giocarci la partita di inaugurazi­one?

«Ormai basta, se no divento pesante. Ma lo stadio di proprietà è fondamenta­le. Migliorere­bbe anche il comportame­nto dei tifosi. Ora parcheggi a tre chilometri di distanza e devi passare dieci tornelli. Così ti passa la voglia».

Roma, solo Roma, sempre Roma?

«La prima volta potevo andare al Real Madrid, perché non avrei vestito mai un’altra maglia italiana. Il cuore e la testa mi hanno fatto scegliere e non mi sono mai pentito».

C’è una seconda volta?

«Gli ultimi mesi con Spalletti sono stati complicati. Avevamo un bel rapporto, prima che se ne andasse nel 2009. Quando è tornato, mi sono messo a disposizio­ne. Avrei preferito giocare di più, visto che era l’ultimo anno, però non ho nessun rimprovero da fargli. Ho accettato dignitosam­ente le sue decisioni. Mi è dispiaciut­o, ma so che le scelte le fa l’allenatore e

I rapporti con Pallotta Lui vedeva bianco e io rosso. Per la Roma abbiamo trovato un colore comune

 ??  ?? Francesco Totti, 41 anni, storico capitano della Roma e ora dirigente sportivo del club gialloross­o
Francesco Totti, 41 anni, storico capitano della Roma e ora dirigente sportivo del club gialloross­o
 ??  ?? Nuova vita Nella prima foto Francesco Totti, che oggi ha 41 anni, autografa una sua maglia. Nella foto in basso a sinistra Totti è con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, che ha regalato al campione della Roma la prima pagina del...
Nuova vita Nella prima foto Francesco Totti, che oggi ha 41 anni, autografa una sua maglia. Nella foto in basso a sinistra Totti è con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, che ha regalato al campione della Roma la prima pagina del...
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