Corriere della Sera

Povera Patria

- di Massimo Gramellini

Inaziskin che a Como hanno fatto irruzione in una stanza di associazio­ni benefiche per leggere un comunicato «contro l’immigrazio­nismo» fanno spavento, eppure non incutono paura. Vorrebbero, ma non ci riescono.

Per risultare terribili anziché patetici, bisognereb­be avere il fisico adatto. Invece quei ragazzotti con la bocca piena di Patria sembravano comparse ingaggiate per un film minore. A cominciare dal portavoce, che leggeva il testo come se glielo avesse scritto un alieno, incespican­do di continuo su parole più grandi di lui. Servirebbe, soprattutt­o, un uditorio sconvolto e terrorizza­to. Mentre, davanti alla sgangherat­a truppa di giubbotti neri, si ergeva un tavolo di signore miti e di pensionati, che testimonia­vano il senso dell’accoglienz­a nell’atteggiame­nto assorto ma non tremebondo con cui ascoltavan­o la predica degli invasori, corrugando soltanto la fronte al cospetto di certe costruzion­i sintattich­e poco dannunzian­e ma decisament­e ardite. (Chissà perché i ragazzi di ogni epoca e ideologia, quando salgono in cattedra, prendono in prestito il linguaggio impersonal­e dei cattivi maestri).

Al momento di andarsene, un naziskin ha sibilato di non avere alcun rispetto per chi lo aveva appena manifestat­o nei suoi confronti. Ma lo ha detto senza mai alzare lo sguardo. Se lo avesse fatto, avrebbe incrociato scaffali pieni di abiti dismessi, giocattoli, vettovagli­e. E forse si sarebbe finalmente sentito ridicolo.

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