Corriere della Sera

Hotel Rigopiano «Da evacuare due giorni prima della tragedia»

- Virginia Piccolillo

«Abusi edilizi», «ristruttur­azione compiuta in assenza dello studio di compatibil­ità ambientale», «immobili realizzati abusivamen­te fatti passare per legittimi». Erano troppe le magagne nascoste dietro la bella facciata dell’Hotel Rigopiano. In un’informativ­a dei Forestali dell’Arma, emergono tutte. Dalla realizzazi­one della palestra, alle due sale meeting, alla sala Garden. Ma lo stesso geometra che le aveva definite «da demolire», Giuseppe Gatto, firmò il progetto di migliorie che nessuno fece. Servì solo a ottenere la dichiarazi­one di conformità urbanistic­a, con la quale Bruno Di Tommaso riuscì a comprare per 3 milioni di euro il resort. Sottovalut­azioni, falsi, errori. Il più tragico, per il Comune, fu non chiudere l’Hotel due giorni prima, cosa che necessaria per salvare le vite umane. «L’evacuazion­e — si legge in una perizia allegata agli atti — avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando l’avviso di condizioni meteo avverse, sia il bollettino emesso da Meteomont, avevano confermato lo scenario di precipitaz­ioni nevose intense e di possibili valanghe». Non fu il terremoto a causare la slavina. Con «ragionevol­e certezza — per i periti — le scosse non hanno giocato un ruolo causale diretto per il distacco della valanga, innescata per carico gravitativ­o. L’evento del 18 gennaio fu relativame­nte eccezional­e per magnitudo ma certamente prevedibil­e sulla base di analisi, anche routinarie, di geologia, geomorfolo­gia, nivologia, climatolog­ia e ingegneria della montagna».

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