Hotel Rigopiano «Da evacuare due giorni prima della tragedia»
«Abusi edilizi», «ristrutturazione compiuta in assenza dello studio di compatibilità ambientale», «immobili realizzati abusivamente fatti passare per legittimi». Erano troppe le magagne nascoste dietro la bella facciata dell’Hotel Rigopiano. In un’informativa dei Forestali dell’Arma, emergono tutte. Dalla realizzazione della palestra, alle due sale meeting, alla sala Garden. Ma lo stesso geometra che le aveva definite «da demolire», Giuseppe Gatto, firmò il progetto di migliorie che nessuno fece. Servì solo a ottenere la dichiarazione di conformità urbanistica, con la quale Bruno Di Tommaso riuscì a comprare per 3 milioni di euro il resort. Sottovalutazioni, falsi, errori. Il più tragico, per il Comune, fu non chiudere l’Hotel due giorni prima, cosa che necessaria per salvare le vite umane. «L’evacuazione — si legge in una perizia allegata agli atti — avrebbe dovuto avvenire già dal primo pomeriggio del 16 quando l’avviso di condizioni meteo avverse, sia il bollettino emesso da Meteomont, avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibili valanghe». Non fu il terremoto a causare la slavina. Con «ragionevole certezza — per i periti — le scosse non hanno giocato un ruolo causale diretto per il distacco della valanga, innescata per carico gravitativo. L’evento del 18 gennaio fu relativamente eccezionale per magnitudo ma certamente prevedibile sulla base di analisi, anche routinarie, di geologia, geomorfologia, nivologia, climatologia e ingegneria della montagna».