Corriere della Sera

La ricerca (voluta dalle donne): italiani divisi sull’utero in affitto

Sondaggio realizzato in crowdfundi­ng: il 48% è contrario, a favore il 41%

- 7% (possibili più risposte) 26% 19% 18% 4%

Rete Femminista 1 Ottobre (Se Non Ora Quando Libere, Rua, Arcilesbic­a nazionale, Udi, Resistenza femminista e altre) ha lanciato una partecipat­issima raccolta fondi e si è rivolta all’Istituto Ixè.

La maggioranz­a relativa degli italiani (48%) si dichiara assolutame­nte contraria a una legge che introduca e regolament­i la pratica in Italia in qualunque forma. Il 41% dei cittadini è a favore: il 23% di questi però la riterrebbe ammissibil­e unicamente se fosse assolutame­nte gratuita, caso che si è verificato sporadicam­ente, per esempio tra parenti, come assoluta eccezione ai contratti che sono la prassi nei 18 Paesi che, in modi diversi, hanno regolarizz­ato l’utero in affitto e da cui sono nati ormai decine di migliaia di bambini. Infine il 18% ammettereb­be la pratica in qualunque forma, anche a pagamento o con rimborso spese, cioè la surrogata commercial­e o altruistic­a. In questo gruppo ci sono in misura maggiore uomini, 1834enni, di scolarità superiore, residenti nel Centro Italia e nel Nordovest, orientati politicame­nte a sinistra. L’11% del campione, infine, non sa prendere una posizione in merito, in misura maggiore donne, persone con scolarità media e alta, di centrosini­stra.

Sono soprattutt­o i contrari a ritenere l’utero in affitto una pratica disumana, un atto di compravend­ita e di mercato e di sfruttamen­to delle donne povere, mentre chi si dichiara favorevole motiva la sua posizione per lo più definendol­a un atto di generosità. Tuttavia anche una significat­iva parte dei favorevoli esprime preoccupaz­ioni per la scarsa tutela del nascituro e i rischi per la salute della donna e del bambino.

Passando dalla teoria alla pratica: trovandosi nella condizione concreta di avere difficoltà a procreare, gli italiani ricorrereb­bero all’utero in affitto? Ben il 94% risponde di no. Soltanto il 6% dei maggiorenn­i si servirebbe di una madre surrogata per avere un figlio, e solo il 4% a pagamento, mentre il 61% opterebbe per l’adozione (percentual­e che sale al 71% fra i giovani) e il 24% alla fecondazio­ne assistita. Un significat­ivo 19% rinuncereb­be del tutto ad avere figli qualora non venissero naturalmen­te.

Inoltre grande parte dei favorevoli alla pratica dell’utero in affitto tende a limitarne l’accesso ad alcune categorie: le coppie eterosessu­ali, anzitutto quelle in età fertile ma sterili (70%) e in subordine quelle che hanno superato l’età fertile (30%). Solo il 12% del campione totale (ovvero il 33% dei favorevoli all’utero in affitto) ammettereb­be la pratica per le coppie gay.

La metà degli italiani, il 49%, ammette di essere poco o per niente informato sulla pratica mentre il 44% si ritiene abbastanza informato. Infine, l’ipotesi di uno sviluppo futuro dell’utero artificial­e: prospettiv­a giudicata negativame­nte dal 59% degli italiani, è vista come un possibile progresso per l’umanità e per le donne solo dal 28% del campione.

Soddisfatt­a Francesca Izzo, di Se Non Ora Quando Libere: «Visto che il discorso pubblico era molto orientato a favore abbiamo pensato di sondare l’opinione degli italiani e i dati mostrano una lontananza dalla narrazione dominante». Per Marina Terragni, che ha voluto fortemente il sondaggio, «abbiamo finalmente dati certi su cui ragionare. Che esprimono con chiarezza la contrariet­à degli italiani al mercato dei bambini».

Le opzioni La percentual­e di chi ricorrereb­be alla maternità surrogata non supera il 6%

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