Un Giro mai visto
Parte per la prima volta fuori dall’Europa, in Israele, l’edizione 101 della corsa rosa Cairo: «Competitiva, bella e bilanciata» Il colpo: al via anche sua maestà Froome
Un Giro così non si era mai visto. La partenza in Israele, il ritorno dello Zoncolan, il Colle delle Finestre come Cima Coppi (2.178 metri), il gran finale a Roma tra i Fori e il Colosseo: 3.546,2 km ben spalmati tra montagne, cronometro (due per un totale di 45 km contro i 75 di quest’anno), asfalto e sterrato (il vintage va di moda anche al Tour de France), tradizione e modernità, tappe della memoria (i passaggi sul luogo della valanga di Rigopiano e a Filottrano: si sfilerà sotto la casa di Michele Scarponi), cultura e arte. Ma non solo.
A fine giornata, dentro lo studio Rai di «Che tempo che fa» gremito di ospiti, ciclisti e totem, sul video appare il faccino bianco e smunto di Chris Froome, il keniano bianco, l’uomo dei quattro Tour in cinque anni, considerato il più grande corridore di corse a tappe contemporaneo: «Arrivederci sulla linea di partenza del Giro 2018 — dice —. Ho un legame speciale con l’Italia, ci ho vissuto per tre anni e conquistare la maglia rosa mi dà una motivazione del tutto nuova. Spero di fare qualcosa di grande e indimenticabile». Doppiare Giro e Tour, cioè, impresa che a un essere umano a due ruote non riesce da vent’anni (Marco Pantani, sempre lui, 1998). «La presenza di Froome è una bellissima notizia, ci aspettiamo presto l’adesione di tanti altri campioni — dice il presidente Rcs Urbano Cairo —. È un Giro bello, competitivo, ben bilanciato».
Eccola la sorpresa tra le sorprese, la pepita d’oro nella miniera del Giro numero 101 che si annuncia più memorabile di quello Cento, partito con la flemma di Matusalemme, carburato lento e poi finito nell’ordalia di Piazza Duomo con tre corridori (Dumoulin, Quintana, Nibali) racchiusi in 40 secondi in fondo a tre settimane di corsa. Alla terza partecipazione, dopo due flop (32° nel 2009, squalificato per traino irregolare nel 2010, al debutto in Sky), l’alieno accetta l’invito con un unico risultato ammissibile nel tascapane: la vittoria.
Deglutisce amaro Fabio Aru, che prova a ricostruire la sua stagione intorno al Giro d’Italia come quest’anno non gli è riuscito per colpa di una improvvida caduta in allenamento: al sardo, Froome lancia una sfida altissima. «Sarà una gara ancor più memorabile, però non è l’unico campione al via» ci tiene a precisare Fabietto con l’orgoglio di San Gavino Monreale. Prende tempo per pensarci Vincenzo Nibali, già due volte re in casa, questa volta assai più tentato dal Tour che dalla corsa rosa («Deciderò insieme alla squadra in ritiro, valuteremo anche in base alle caratteristiche del Mondiale») e nicchia anche Tom Dumoulin, il padrone in carica che, sazio dell’abbuffata di una stagione eccezionale (oro iridato a cronometro in Norvegia), ha una gran voglia di Francia («Il Giro mi piace ma è presto per dire che ci sarò»).
Il via il 4 maggio con la crono di Gerusalemme, l’arrivo il 27 nella Capitale. In mezzo, ventuno pagine del romanzo popolare più amato dagli italiani. Se la partenza in Israele — la prima fuori dall’Europa di un grande giro — è già un colpaccio (la mossa che ha contribuito, a livello economico e d’immagine, a sedurre Froome: «Una scelta importante per l’internazionalizzazione dell’evento» sottolinea il direttore Mauro Vegni), il meglio arriverà dopo.
Le tre tappe siciliane con Etna (ultimo italiano a imporsi sul vulcano Bitossi 50 anni fa) e Valle del Belice, il Gran Sasso alla nona, lo Zoncolan alla 14ª con i suoi cinque Gran premi della montagna («Converrà essere in forma dall’inizio perché a quel punto la corsa potrebbe essere già orientata» sottolinea il c.t. Cassani), l’ultima settimana con la crono di Rovereto, Prato Nevoso e l’aria sottile delle Finestre, la strada alla fine della strada. Una festa mobile, che vivrà in diretta Rai (ogni giorno Raisport dalle 10.45, Raidue dalle 14), dal sapore mediorientale prima di tornare gioiosamente nazional popolare. Come ci piace da 108 anni. Come natura crea.
Gran finale L’arrivo a Roma tra i Fori e il Colosseo Passaggio a Rigopiano sul luogo della valanga