Corriere della Sera

La sfida di Chris Non per denaro ma per la gloria

- Di Paolo Tomaselli

L’ultima volta che Froome è stato avvistato al Giro correva l’anno 2010: se ne stava aggrappato all’auto della squadra per risalire il Mortirolo. All’arrivo all’Aprica fu espulso. Il capitano di Sky nel frattempo è diventato l’uomo simbolo dell’era post Armstrong. L’ultimo vincitore uscente del Tour a correre il Giro, nel 2013 fu Wiggins: la pioggia, il freddo, le strade strette e scivolose buttarono a terra il baronetto che si ritirò a metà. Ma la storia di Chris è profondame­nte diversa, come differenti sono le sue qualità in salita. La sfida è la stessa: esportare il modello Sky, finora fallimenta­re al Giro, anche al di fuori della Grande Boucle. Alla Vuelta ha funzionato, ma le salite italiane non assomiglia­no né agli strappetti spagnoli né alle lunghe salite francesi: sono più ripide e con l’incognita meteo. È chiaro che Froome è l’uomo da battere al Giro, ma ha anche molto da perdere. Su siti e quotidiani esteri si è parlato di un «ingaggio» per l’inglese per andare a caccia della rosa, smentito seccamente dal direttore del Giro. Ma vincere e convincere anche in Italia ed entrare nel club ristretto di chi ha conquistat­o le tre Grandi corse (per giunta di fila) non ha prezzo per Chris. Non sempre la pista dei soldi è quella giusta o è l’unica. La gloria e la storia contano ancora qualcosa.

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