La sfida di Chris Non per denaro ma per la gloria
L’ultima volta che Froome è stato avvistato al Giro correva l’anno 2010: se ne stava aggrappato all’auto della squadra per risalire il Mortirolo. All’arrivo all’Aprica fu espulso. Il capitano di Sky nel frattempo è diventato l’uomo simbolo dell’era post Armstrong. L’ultimo vincitore uscente del Tour a correre il Giro, nel 2013 fu Wiggins: la pioggia, il freddo, le strade strette e scivolose buttarono a terra il baronetto che si ritirò a metà. Ma la storia di Chris è profondamente diversa, come differenti sono le sue qualità in salita. La sfida è la stessa: esportare il modello Sky, finora fallimentare al Giro, anche al di fuori della Grande Boucle. Alla Vuelta ha funzionato, ma le salite italiane non assomigliano né agli strappetti spagnoli né alle lunghe salite francesi: sono più ripide e con l’incognita meteo. È chiaro che Froome è l’uomo da battere al Giro, ma ha anche molto da perdere. Su siti e quotidiani esteri si è parlato di un «ingaggio» per l’inglese per andare a caccia della rosa, smentito seccamente dal direttore del Giro. Ma vincere e convincere anche in Italia ed entrare nel club ristretto di chi ha conquistato le tre Grandi corse (per giunta di fila) non ha prezzo per Chris. Non sempre la pista dei soldi è quella giusta o è l’unica. La gloria e la storia contano ancora qualcosa.