Corriere della Sera

EUROPA E GIOVANI MIGRANTI IL FUTURO VA CREATO IN AFRICA

La miopia politica della Ue è stata fermarsi a una visione emergenzia­le dell’emigrazion­e. Si può arrivare a una soluzione coinvolgen­do i leader

- Di Andrea Riccardi

Il vertice di Abidjan tra l’Unione Europea e quella africana, apertosi ieri, non è rituale. Il grande centro congressi all’Hotel Ivoire sulla laguna accoglie un’ottantina di capi di Stato e di governo attorno a un tema decisivo: «Investire sui giovani per un avvenire duraturo». L’Africa è il continente dei giovani, più della metà della sua popolazion­e. Questi giovani sono anche un problema per gli europei alle prese con sbarchi e immigrazio­ne. Lo sono stato troppo poco per i governi africani, disattenti ai loro migranti, tanto da far sospettare che le partenze siano anche una valvola di sfogo. Non si sono mai visti capi di Stato africani venire a Lampedusa, inchinando­si di fronte all’immenso cimitero rappresent­ato dal Mediterran­eo con i 33.305 morti dal 1997 (per alcuni 50.000), in buona parte africani. Ci si chiede peraltro se Paesi, come Costa d’Avorio, Ghana o Etiopia, con tassi di crescita oltre l’8% da anni, non possano frenare in parte l’esodo dei giovani, creando più posti di lavoro.

Tuttavia qualcosa di nuovo sta avvenendo in Africa. Non solo i giovani sono all’ordine del giorno del summit di Abidjan, ma un movimento di consapevol­ezza comincia a scuotere l’opinione pubblica. Il terribile video della Cnn sui migranti all’asta in Libia ha scatenato reazioni appassiona­te dei giovani. Al palazzo dello sport di Abidjan, l’altro ieri, migliaia di giovani hanno esaltato il loro idolo, il calciatore Didier Drogba, che lanciava questo messaggio: «I giovani non debbono più partire, guardate che orrore, che vergogna in Libia, i migranti venduti come schiavi!». I giovani erano presi dai messaggi dei cantanti: «Chi parte è “scemo”, non furbo, perché il futuro è in Africa». È la verità sui viaggi nel deserto, mentre c’è stata per anni la falsa e seducente propaganda delle mafie dei trafficant­i, fatta porta a porta.

L’Europa è sul banco degli imputati nei messaggi dei giovani a causa dei respingime­nti. Ma c’è da notare la responsabi­lità dei libici e dei racket africani dei clandestin­i. E brilla l’assenza dei governanti africani in questo campo. La miopia politica europea è stata fermarsi a una visione emergenzia­le dell’emigrazion­e sulle

Crescita oltre l’8% Ci si chiede come Costa d’Avorio, Ghana o Etiopia non possano frenare in parte l’esodo

frontiere, senza ascoltare quanti indicavano come il problema fosse in Africa. Qui va invertito il fenomeno alle origini, anche se è complesso. Vanno aperte vie legali d’immigrazio­ne e quote per necessità di lavoro europee, ma soprattutt­o va creato futuro per i giovani in Africa. Il vertice di Abidjan può essere una svolta. Del resto è il primo summit tra le due Unioni, nella prospettiv­a di Eurafrica, quella lanciata dal presidente-poeta senegalese Senghor dopo la Seconda guerra mondiale: un destino comune tra i due continenti.

Il summit non sarà semplice. L’Unione africana parla a fatica con voce unica. Soprattutt­o, è finanziata da donatori (in larga parte europei) e non dagli Stati membri, motivo di debolezza anche nei confronti di Bruxelles. Il prossimo arrivo del presidente ruandese, Paul Kagame, alla testa dell’Unione, avverrà però all’insegna della riforma e dell’autofinanz­iamento. Chi conosce Kagame sa che non gli mancherà l’energia per imporre il cambiament­o e provare a fare dell’Unione un soggetto politico. Anche perché tanti Stati africani, con le loro fragilità, non ce la fanno a confrontar­si da soli con partner tanto più forti.

Il vertice di Abidjan registra in questi giorni la presenza dei maggiori politici europei. Ieri hanno parlato Macron, Gentiloni, Merkel e Rajoy. Ci sono ben 14 leader europei (Belgio, Finlandia, Paesi Bassi, Portogallo, persino Polonia e via dicendo). L’Unione poi non si presenta a mani vuote o con una limitata offerta di aiuti: lancia un piano europeo d’investimen­ti che punta almeno a 44 miliardi di euro, anche se le rimesse degli emigrati restano sempre il grande motore dello sviluppo africano. La base è un vero partenaria­to tra africani e europei, che possono scoprire le opportunit­à che l’Africa offre alle loro economie.

Il vertice registra una nuova coscienza europea, ben espressa da Federica Mogherini: «Come tra tutti i vicini, quello che avviene in casa dell’uno ha ripercussi­oni sull’altro». L’emigrazion­e africana in Europa ha fatto maturare recentemen­te in molti governi europei la convinzion­e che bisogna agire in Africa e cooperare con essa, mentre non basta presidiare o chiudere le frontiere. Questa convinzion­e, con il coinvolgim­ento dei leader africani, può portare a creare opportunit­à di futuro per i giovani africani nel loro continente.

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