Corriere della Sera

Da Napoli a Milano il Caravaggio dopo Caravaggio

- di Stefano Bucci

Un simbolo praticamen­te perfetto di Caravaggio e della sua lezione. Questo è il Martirio di Sant’Orsola, ultima sua opera conosciuta, datata 1610: lo stesso anno della morte. Una lezione, quella di Michelange­lo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610), che fino al 1640 si ritrova fortissima in tutti luoghi dove l’artista aveva soggiornat­o (Roma, Napoli, l’Italia meridional­e). A quest’influenza è dedicata la mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri, che si apre oggi a Milano alle Gallerie d’Italia (fino all’8 aprile), realizzata da Intesa Sanpaolo in partnershi­p con i Musei di Strada Nuova di Genova e in collaboraz­ione con l’Università degli Studi, curata da Alessandro Morandotti. E dove il Martirio, abitualmen­te conservato a Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli (nella Collezione Intesa Sanpaolo) arriva direttamen­te da un’altra della mostre evento di quest’anno, Dentro Caravaggio, sempre a Milano, ma a Palazzo Reale, che l’aveva finora «ospitata». Sono oltre 50 le opere esposte alle Gallerie d’Italia firmate da seguaci di Caravaggio (Battistell­o Caracciolo, Ribera) e da nuovi maestri (Rubens, Van Dyck, Procaccini e Strozzi). «Con questa mostra — ha spiegato Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo — percorriam­o un viaggio attraverso la pittura del primo Seicento, viaggio fatto di contrappos­izioni, di contaminaz­ioni e di rispecchia­menti con altri grandi protagonis­ti di quel periodo, affrontand­o il tema della sfortuna e della fortuna di un artista, partendo dall’ultimo dipinto».

Quadro dalla storia complessa (il volto che sporge alle spalle della santa è un autoritrat­to di Caravaggio, la mano che cerca di fermare la freccia che uccide è stata una scoperta post restauro), il Martirio viene qui a confronto con un dipinto di analogo soggetto di Bernardo Strozzi (uno dei nuovi maestri), realizzato a Genova tra il 1615 e il 1618. Un percorso, quello delle Gallerie d’Italia, che si caratteriz­za anche per la presenza dell’Ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini (1574–1625), tela di 40 metri quadrati eseguita per la chiesa della Santissima Annunziata del Vastato di Genova. Che dopo un lungo e articolato lavoro di restauro presso il Centro Conservazi­one e Restauro «La Venaria Reale», restituisc­e al pittore bolognese il ruolo di nuovo maestro.

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Sopra: Michelange­lo Merisi detto il Caravaggio, Martirio di Sant’Orsola (1610, olio su tela); sotto: Giulio Cesare Procaccini, Ultima cena (1618, olio su tela), particolar­e

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