Le lettere rock degli U2
Bono: «Ho pensato molto al fatto che potrei morire Così ho fatto di queste canzoni un epistolario d’amore»
Anything in Its Way» sono indirizzate ai figli. Sulla copertina del disco ci sono Eli e Sian, eredi del frontman e del chitarrista, mano nella mano. «Ho iniziato a scrivere per le loro ma alla fine queste sono anche lettere a me stesso. Si predica quello che si ha bisogno di sentire», racconta la star.
La solare «You Are the Best Thing about Me», per 7 settimane di fila la più trasmessa dalle radio italiane, è una dichiarazione d’amore alla moglie Ali. Non solo persone. «The Showman», shalala leggeri da anni Sessanta, è un grazie al pubblico che ha il potere di rendere vere le bugie di chi canta. Gli Stati Uniti sono il codice postale cui viene spedito il riff nervoso di «American Soul». «Questo non è un posto/ questo Paese è un suono/ Sei il rock and roll». Non si tratta solo di ispirazione musicale. Bono canta di accoglienza e si inventa il termine refujesus, fusione di rifugiati e Gesù. «Mentre scrivevamo era l’idea stessa di America ad essere messa in discussione, addirittura distorta. La crescita dell’alt-right non è una sorpresa ma vedere il Ku Klux Klan senza i costumi ridicoli è un ulteriore assurdità. Bloccare i musulmani per paura di una minaccia terroristica è come vietare l’aria perché porta i virus», si legge nelle note. Echi della crisi dei migranti filtrano altrove. Sulla linea di basso quasi deep-house di «Summer of Love» si parla di un oceano da attraversare che «per alcuni è piacere, per altri dolore» e di fiori che sbocciano «fra le rovine di Aleppo». «Red Flag Day», classico inno U2, ci mostra una coppia che si butta in acqua «anche se è un giorno da bandiera rossa». Finale tragico: «Non è nemmeno nelle notizie oggi/ Così tanti persi nel mare la notte scorsa». «Parla del fatto di andare in vacanza nella baia di Eze (nel sud della Francia dove hanno casa lui e Edge, ndr) e sapere che nello stesso mare c’è gente che combatte per la propria vita. Che si aggrappa a pezzi di legno e di gomma».
Intimo e universale, sentimento e ragionamento si incrociano. «L’apocalisse personale e quella politica si sono unite. Ma il personale ha dato una spallata al politico. In “The Blackout” ci sono entrambi. Siamo andati al tappeto ma in questi momenti di confusione e dubbio possiamo riscoprire i nostri valori», commenta il leader. Rilancia Edge. «I riferimenti alla politica sono lì, ma non vogliono martellarti in testa. Questa è roba che durerà. Il clima politico cambierà. E spero che nel giro di qualche decennio la gente faticherà a ricordarsi chi è Trump».