Lavia smarrito in un fiume di parole
Èun insolito Gabriele Lavia quello che porta in scena I ragazzi che si amano alla Pergola di Firenze per inaugurarne la stagione. Non un testo, ma tanti testi, innumerevoli brani tratti dal materiale lirico di Jacques Prévert, un fiume di parole in cui l’attore si compiace di smarrirsi, di riflettere, di chiosare.
Tema dominante, l’amore declinato e quasi sviscerato nei suoi più profondi e reconditi significati. E lo scopo appare evidente: riconsegnare al poeta surrealista francese una dignità letteraria che vada al di là delle frasi dolciastre disperse nei cioccolatini destinati agli innamorati.
È davvero un insolito Lavia quello che, stavolta, non si misura con un’opera del repertorio classico e che invece si diverte ad affabulare dentro e intorno alle parole di uno scrittore confinato in un genere considerato minore, ma di cui l’interpretazione appassionata, è proprio il caso di dire, del protagonista riesce a esaltare i grumi complessi, le stranezze, i contrasti, rievocando anche le atmosfere fumose di certi locali parigini dell’epoca: e spunta la celebre canzone «Les feuilles mortes». L’amore dei ragazzi è quello che dà senso alla vita: è totalizzante, salvifico, esclusivo. L’amore che Prévert descrive è sempre attuale, non passa mai di moda.