TUTELARE TASSISTI E PASSANTI E FAR PAGARE GLI
AGGRESSORI
Caro Aldo, il 1° dicembre 1987 si celebrò la prima giornata mondiale contro l’Aids. Da allora sono passati 30 anni e l’Aids esiste ancora e non è stato sconfitto! Dal 1981 l’Hiv ha ucciso oltre 25 milioni di persone. Nel mondo 34 milioni di persone convivono con il virus dell’Hiv. Analizzando la concentrazione per continente, si va dai 23,5 milioni nell’Africa subsahariana ai 53 mila dell’Oceania. In forte aumento i contagi in Medio Oriente e nell’Europa dell’Est. Ogni anno in Italia l’infezione colpisce tra le 3 e le 4 mila persone, spesso rimanendo sommersa e silente. Un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto: infatti l’Hiv, sotto forma di provirus, rimane in fase di latenza anche per lunghi periodi. La trasmissione avviene attraverso il contatto con il sangue (scambio di aghi, trasfusioni di sangue) e le secrezioni genitali durante i rapporti sessuali e, infine, per via materna fetale. Primo modo per combattere questa guerra è la prevenzione: deve iniziare sin dalle scuole elementari ma, soprattutto, l’obiettivo deve essere quello di far emergere il sommerso dei sieropositivi che sono una vera «bomba a orologeria» per il propagarsi delle infezione. Come possiamo raggiungere quest’obiettivo? Riuscendo a fare test rapidi anche in ambienti non «medicalizzati» come, per esempio, si fa in Spagna con test salivari ( abbastanza attendibili) in discoteche e centri culturali. Vincere si può basta volerlo ed essere responsabili.
Caro Andrea, giusto ricordare i dati e non abbassare la guardia.
CONIUGE A CARICO
Dopo 20 anni, finalmente si pensa di aumentare il reddito annuo, per figli a carico, fermo a 2.840 euro. Tuttavia si continua a non parlare delle mogli che hanno pensioni molto basse, i cui mariti non possono nemmeno detrarre dalle tasse le ingenti spese mediche sostenute per loro. Si tratta ancora di un’omissione casuale? Ai posteri l’ardua sentenza...
Elvia Ricotti,Milano Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro Aldo,
le violazioni della legge dipendono sia dal minimo timore della punizione, sia dall’assenza di una morale. Se ciascuno fa della propria volontà e del proprio utile la sua unica legge, questi sono i frutti! Il testosterone prevale sulla giustizia e sulla ragione! Spesso la gente al volante provoca... poi, magari, trovi quello a cui vengono i 5 minuti. E questi sono i risultati. Nelle palestre manca un prof che insegni disciplina, educazione e rispetto verso gli altri. Il fatto che si frequenta una disciplina sportiva, non vuol dire essere invulnerabili. Anzi, a maggior ragione, si ha il dovere di essere ancora più tolleranti.
Cari lettori,
Il ferimento del tassista Pier Federico Bossi ha suscitato molti commenti, e suggerisce alcune riflessioni. Non sono stati “cinque minuti” di follia; è stata un’aggressione a sangue freddo. Non mi stupirebbe se il pm al processo chiedesse il tentato omicidio; a maggior ragione mi sentirei più tranquillo se un tizio come Antonio Bini fosse in carcere anziché ai domiciliari. Non ho nulla contro i culturisti. Potenziare i muscoli, trasformare il proprio corpo in una macchina potenzialmente in grado di uccidere, è come girare con un pitbull o con un kalashnikov; finché non gli si ordina di attaccare o non si preme il grilletto, non accade nulla; ma dopo che è accaduto è troppo tardi. A Milano è successo anche di peggio: Oleg Fedchenko, ex pugile ucraino, dopo aver litigato con la fidanzata scese in strada deciso a uccidere a pugni la prima donna che avesse incontrato; toccò a Emlou Arvesu, una filippina che rincasava dal lavoro; e l’assassino, giudicato incapace di intendere e di volere almeno in quel momento, non fece un giorno di carcere, non pagò un euro di risarcimento. Nel suo articolo in cronaca, ieri Andrea Galli ha rievocato il linciaggio di un altro tassista milanese, Luca Massari. I tassisti svolgono un servizio pubblico. Vivono per strada, a disposizione giorno e notte. Andrebbero considerati quasi come pubblici ufficiali. Possono essere criticati, come tutti (anche se quelli di Milano sono i migliori d’Italia). Ma vanno protetti. Purtroppo troppe aggressioni, che non provocano lesioni gravi ma andrebbero comunque sanzionate, restano impunite. Anche economicamente. Quando non il carcere, un indennizzo serio sarebbe il minimo.
«Reddito fermo da anni»