«I veti locali bloccano l’Italia»
Calenda: una legge per evitare casi come l’llva, ma la classe dirigente tace
«L’Italia è bloccata da troppi veti». Così il ministro Carlo Calenda in un’intervista al Corriere.
ROMA «Al lavoro e alla lotta». Perché, scandisce Susanna Camusso dal palco romano di piazza del Popolo, «la priorità della Cgil è e resta l’occupazione». E allora, avanti tutta: «La mobilitazione continua, non ci fermiamo qui». Collegata con le altre piazze della protesta, Torino, Palermo, Bari e Cagliari, nel giorno della manifestazione nazionale, la leader cgil da Roma ribadisce il no del suo sindacato alla manovra economica e all’aumento dell’età pensionabile a 67 anni: «Ci hanno raccontato dei numeri che non tornano: doveva essere una manovra sociale, e invece è in perfetta continuità con il passato». Manca tutto, secondo Camusso: «Non ci sono soluzioni previdenziali per le lavoratrici; mancano certezze e risorse per i giovani; assente il capitolo su salute e sanità e quello sulla non autosufficienza; dove sono le risorse per gli esodati?».
E però la leader cgil si appella a Cisl e Uil che su pensioni e manovra hanno posizioni diverse e chiede che si riapra «la discussione», per «ritessere i fili unitari» e «definire insieme delle regole comuni», perché «quando si è divisi si è più deboli e la divisione spesso non è compresa nemmeno dai lavoratori e dalle lavoratrici». Carmelo Barbagallo (Uil) le risponde che «in Uil, come tutti sanno, abbiamo già una saletta dedicata espressamente alle riunioni unitarie, non aspettiamo altro che riaprirla», ma aggiunge pure che «se la Cgil prosegue nelle sue azioni solitarie, rischia di fare il contrario di ciò che vorrebbe perseguire». Nessun commento arriva invece dalla Cisl.
Sotto il sole a Roma, sotto la neve a Torino, e poi nelle altre piazze della protesta, pensionati, studenti, lavoratori, sfilano per chiedere «più diritti e tutele», per ricordare che «il lavoro non è una merce», per dire «no all’allungamento della vita lavorativa e alla precarietà», per «trovare soluzioni per i giovani, generazione dimenticata», per «chiedere a governo e Parlamento più attenzione sui temi del lavoro».
Da Nord a Sud, storie di disoccupazione, precarietà e diritti scavalcati, ognuno ha la sua da raccontare. Dagli operai dell’Ilva a quelli dell’Ideal Standard di Roccasecca (Frosinone) che ha appena annunciato la chiusura. Da quelli già licenziati del pastificio Agnesi di Imperia a quelli della Froneri di Parma che il posto lo stanno per perdere. E poi i precari della pubblica amministrazione, i lavoratori della polizia, quelli della Castelfrigo di Modena e gli operai di Amazon che, con il loro sciopero, dice Camusso, «hanno squarciato un velo sulle condizioni effettive di lavoro in quella azienda». E c’è il caso Ikea, con la leader cgil che manda «un abbraccio a Marika e agli altri che hanno saputo alzare la testa contro l’idea che nel 2017 si possa licenziare perché c’è un problema di accudimento dei figli».
Dalla piazza di Palermo l’ex leader Fiom Maurizio Landini chiede di «cambiare la legge Fornero», mentre Camusso replica a Renzi che «l’articolo 18 non è un totem ideologico ma una necessità concreta per superare le divisioni nei luoghi di lavoro». A distanza, il candidato premier dei Cinque Stelle Luigi Di Maio fa sapere: «Noi l’articolo 18 vogliamo ripristinarlo, ma per le aziende sopra i 15 dipendenti; sotto i 15 crediamo non serva, perché in quel caso le imprese sono a conduzione famigliare e gli imprenditori prima di essere imprenditori sono dipendenti». Nella piazza che protesta, sfila anche quella sinistra che stamattina si ritrova a Roma per lanciare la lista unitaria con Pietro Grasso leader. A fianco di Camusso esponenti di Mdp, (Epifani, D’Attorre, Laforgia), Sinistra Italiana (Fassina e Fratoianni), Campo Progressista (Furfaro). E la leader cgil stamattina sarà loro ospite. In piazza non sono andati Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema.
L’appello L’appello a Cisl e Uil per ritessere i fili unitari e definire insieme delle regole comuni