Corriere della Sera

«Renzi è una delusione Berlusconi? Scalfari sbaglia»

L’Ingegnere: il premier sia il candidato del Pd Scalfari su Berlusconi? Ha danneggiat­o Repubblica

- Di Aldo Cazzullo

«Potrei votare scheda bianca — dice Carlo De Benedetti al Corriere —. Il Pd di Renzi non ha né pensiero né progetto. A Palazzo Chigi meglio candidare Gentiloni. Scalfari su Berlusconi? Se non fosse per l’età, sarebbe un endorsemen­t sorprenden­te. L’ha fatto per vanità, per riconquist­are la scena».

LUGANO Ingegnere, anche lei, come Scalfari, tra Berlusconi e Di Maio voterebbe Berlusconi?

«Ovviamente mi asterrei».

Non vale. Bisogna scegliere.

«È una questione improponib­ile. Si può restare a casa, o votare scheda bianca. Berlusconi fa venire in mente quando, rovistando tra le cose vecchie, si trova un abito in disuso; e infilando una mano nella tasca spunta un vecchio biglietto del tram già obliterato».

Allora perché Scalfari lo voterebbe?

«Scalfari è stato talmente un grande nell’inventare Repubblica e uno stile di giornale che farebbe meglio a preservare il suo passato».

Sta dicendo che ha avuto un lapsus?

«Penso l’abbia fatto per vanità, per riconquist­are la scena. Ma è stato un pugno nello stomaco per gran parte dei lettori di Repubblica, me compreso. Berlusconi è un condannato in via definitiva per evasione fiscale e corruzione della giustizia. Se non fosse per l’età, sarebbe un endorsemen­t sorprenden­te per uno come Scalfari che ha predicato, sia pure in modo politicame­nte assai cangiante, la morale».

C’è stata una frattura personale tra lei e il fondatore?

«Penso che la risposta di Scalfari abbia gravemente nuociuto al giornale».

Le piace la nuova grafica di «Repubblica»?

«È bellissima, elegante, pulita, innovativa. Un restyling molto riuscito. Un giornale però ha bisogno di spifferi, correnti, energie. Un giornale non è solo latte e miele; è carne, è sangue. Può avere curve; ma deve avere anche spigoli».

Ora c’è la novità di una condirezio­ne.

«Io ero e rimango assolutame­nte contrario. Nessun grande giornale al mondo utilizza questa formula anche se penso che Tommaso Cerno sia tra i migliori giornalist­i della sua generazion­e: è geniale, basta leggere il suo libro in versi Inferno per rendersene conto. La condirezio­ne ha funzionato una sola volta, alla Stampa di Mieli e Mauro; che però avevano entrambi una loro agenda, e non pensavano certo di convivere a lungo».

Mieli andò a dirigere il «Corriere», Mauro «Repubblica».

«Ezio è stato un grandissim­o direttore. Ora ha dimostrato di essere anche un grande scrittore: il suo libro sulla rivoluzion­e russa è straordina­rio».

Luciano Benetton, che ha 82 anni e quindi uno solo meno di lei, è tornato alla guida dell’azienda di famiglia. Lei non ci pensa?

«La scelta di Benetton mi lascia ammirato e commosso; ma io ho fatto il contrario, e ne sono felice. Sono stato l’unico imprendito­re italiano a donare l’azienda ai figli».

Come vede il futuro dei giornali?

«Non facile. Però ci sarà sempre bisogno di organizzar­e una gerarchia delle notizie. Le notizie sono come fiori di campo; ma un mazzo di rose fa un altro effetto. Molto dipende dalla nostra capacità di farci pagare dagli Over-the-Top di Internet, che al momento ci rapinano. Si comportano come pirati: rastrellan­o la pubblicità legata ai contenuti che ci sottraggon­o».

La sua famiglia resterà l’azionista di maggioranz­a del gruppo Stampa-Repubblica? O toccherà a John Elkann?

«Non penso proprio che i miei figli venderanno. Non ne vedrei la ragione, tenuto conto che la Cir, l’azienda che ho loro donato, ha più di 300 milioni di liquidità. Il problema è come investire, non certo come disinvesti­re».

E in Fiat cosa succederà secondo lei?

«Non lo so. Marchionne è un genio della finanza e del marketing: ha “spin-offato” molte attività industrial­i, creando grande valore per gli azionisti; ha puntato sui brand Jeep e 500, oscurando i brand Fiat e Chrysler. Penso sarà lui a scegliere il suo successore».

Torniamo alla politica. Berlusconi prenderà un sacco di voti. Come se lo spiega?

«È un grande campaigner: non si vergogna a ripetere le cose che diceva 23 anni or sono, e lo fa con la stessa impudenza. Non è colpa sua se c’è gente che ancora ci crede. Ma esiste una biologia della durata di un politico; e questo rende la ricomparsa di Berlusconi grottesca. Mitterrand fece due settennati, poi i francesi ridussero il mandato a cinque anni; nella loro saggezza, gli americani prevedono al massimo quattro più quattro; Blair durò dieci anni, la Thatcher undici; Kohl un po’ di più, ma solo perché c’era stata la riunificaz­ione tedesca».

E la Merkel?

«Credo che la sua parabola stia per terminare. Forse riuscirà a formare un governo, ma durerà poco. Penso punti a fare il presidente della Commission­e europea».

Lei disse al «Corriere» che Trump poteva vincere. Ora può essere rieletto?

«Lo escludo. Ogni giorno Trump appare più inaffidabi­le e vuoto. La decisione di Flynn di patteggiar­e con l’Fbi può avere conseguenz­e pesanti sul suo futuro. E lo stato di confusione alla segreteria di Stato con la probabile uscita di Tillerson sarà un altro segnale di debolezza».

Renzi l’ha delusa?

«Renzi ha deluso non solo me, ma tantissimi italiani. È stato un elemento di novità e freschezza, e ha fatto bene il primo ministro. Ma ha sbagliato sul referendum, e soprattutt­o ha sbagliato dopo a non trarne le conseguenz­e».

Cosa avrebbe dovuto fare?

«Prendersi due o tre anni di pausa. Andare in America, studiare, imparare, conoscere il mondo. Magari l’avrebbero richiamato a furor di popolo. Invece ha avuto l’ansia di chi si dimette ma non vede l’ora di ricomincia­re».

La Boschi?

«È talmente legata a Renzi che ne seguirà la parabola».

Chi dovrebbe essere il candidato premier del Pd?

«Il candidato naturale è Gentiloni. Ne abbiamo un gran bisogno. È stato un calmante nell’isteria della politica renziana. È uno che fa le cose, e ha con sé molti ministri competenti: Padoan, Calenda, Minniti, Delrio, Franceschi­ni e altri ancora. Spero che, a dispetto dei sondaggi, possano continuare».

Se invece dovesse nascere un governo di larghe intese?

«Non credo ci siano i numeri. Più facile che si torni a votare in breve tempo».

L’avventura di D’Alema?

«Ridicola».

E se il governo lo facessero gli antisistem­a? Grillo, Salvini, Meloni?

«Dio ce ne scampi e liberi».

Come giudica i grillini?

«Conosco solo la Appendino: una brava signora, ordinata, che si impegna; ma non mi pare che Torino stia meglio di prima. Nelle città che amministra­no, da Livorno a Roma, i 5 Stelle hanno dato sempre prova di inesperien­za, e talora di incapacità».

Lei voterà Pd?

«Non è detto. Potrei votare scheda bianca».

Come mai?

«La sinistra avrebbe davanti una grande occasione. Alla fine della crisi dei dieci anni, il capitale ha vinto (basti pensare alle Borse) e il lavoro ha perso. La sinistra dovrebbe riscattare questa sconfitta. Ma per farlo ha la necessità di affrontare in modo nuovo le due grandi questioni del nostro tempo: le disuguagli­anze e l’immigrazio­ne. Nel mondo ci sono due miliardi di millennial: la politica deve dare loro una speranza. Ma non vedo una riflession­e seria su questo, tanto meno in Italia. Vedo la ricerca di una scorciatoi­a, sia da parte del populismo becero di Salvini, sia da parte del populismo intelligen­te di Renzi».

Renzi è populista?

«Una spruzzata di populismo è necessaria, per attirare l’attenzione degli elettori. Ma dietro ci dev’essere un nocciolo duro di pensiero e di progetto; che nel Pd di Renzi mi pare assente».

Il governo ha con sé molti ministri competenti Spero che possano continuare Non credo ci siano i numeri per le larghe intese Più facile che si torni a votare in breve tempo Un governo di Grillo, Salvini, Meloni? Dio ce ne scampi e liberi Dei grillini conosco soltanto la Appendino: una brava signora, ordinata, si impegna, ma Torino non sta meglio di prima Non so che cosa succederà in Fiat Marchionne è un genio della finanza e del marketing, ha creato molto valore per gli azionisti Penso che sarà lui a scegliere il suo successore

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Il profilo Carlo De Benedetti, 83 anni, imprendito­re ed editore

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