Corriere della Sera

Camilleri e il dialogo con D’Alema: «Il futuro? Da orbo lo vedo nero»

L’ANTICIPAZI­ONE IL CONFRONTO

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Pubblichia­mo alcuni stralci della conversazi­one tra l’ex premier Massimo D’Alema e lo scrittore Andrea Camilleri, tratti dal numero 6/2017 di «Italianieu­ropei», la rivista diretta da Peppino Caldarola, in edicola dal 20 dicembre

«Mi ha colpito una tua dichiarazi­one di qualche tempo fa in cui confessi di non vederci quasi più, ma di continuare a sognare a colori. (...) In questa fase di trasformaz­ioni molto radicali e non sempre positive nell’economia e nelle relazioni internazio­nali, in quest’epoca di conflitti, intolleran­ze, razzismi, chiusure che noi venti o trenta anni fa non avremmo immaginato più possibili, tu il futuro lo vedi a colori? C’è uno spazio per la speranza?».

«Questo è un dilemma che mi porto dentro da un po’ di tempo a questa parte. C’è un bellissimo episodio in cui Leonardo Sciascia racconta che, verso il 1922, chiesero a un contadino completame­nte cieco: «Compa’, ma voi questo fascismo come lo vedete?». E lui rispose: «Cu tutto che sugnu orbo, la vio nivura». La vedo nera. Ecco, io da orbo direi, come il contadino, la vedo nera. Però nutro anche una sorta di profondiss­ima fede nell’uomo. Credo che nei momenti peggiori venga poi il tempo in cui

Massimo D’Alema Andrea Camilleri

le qualità migliori dell’uomo riemergono. (...) Quello che però mi porto addosso in questi ultimi anni è piuttosto una specie di rimorso. Il rimorso di lasciare ai miei nipoti un’Italia con un futuro problemati­co. Mi sento come se la mia generazion­e avesse fallito nell’impegno civile. Io appartengo alla generazion­e che aveva venti anni quando l’Italia è stata liberata dal fascismo e sono stato educato male. Perché ai miei tempi la politica era fatta da gente come De Gasperi, Togliatti, Nenni, Sforza, Parri. Si riscopriva la politica democratic­a come una cosa nuova, si gioiva della possibilit­à di esporre liberament­e le proprie idee e di confrontar­si con gli altri, che non erano nemici ma avversari. E c’era una gran voglia di rifare l’Italia. Ora, a 92 anni, sento come se mancasse un Tutte le notizie di politica con gli aggiorname­nti in tempo reale, le fotogaller­y, i video, le analisi e i commenti autentico slancio nel tentare di rifare l’Italia. Vorrei quindi che la mia eredità fosse presa con beneficio di inventario. Quando qualche tempo fa ho incontrato alcuni studenti di un liceo romano e abbiamo parlato di cosa è stato il fascismo, ho detto loro di non abbandonar­e la politica, ma di rifarla: non state ad ascoltare più noi, noi siamo già morti. Trovate parole nuove per la politica. Ridate alla politica quella “P” maiuscola che negli ultimi tempi ha perso». (...)

«Noi siamo cresciuti in una società in cui il mondo cattolico e la sinistra avevano fatto affermare e vincere alcuni valori di solidariet­à: che non ci potevano essere quelli troppo ricchi accanto a quelli troppo poveri, che le diseguagli­anze andavano ridotte, che bisognava avvicinare le persone. Il logorament­o di

D’Alema

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