«Non cercare i voti degli skinhead» Bossi sfida Salvini. Lui: sono ragazzi
Il Senatur al raduno nordista (benedetto da Maroni): la linea del segretario è sbagliata
CHIGNOLO PO (PAVIA) Salvini? «La sua linea è sbagliata. Punto e basta. Le elezioni lo dimostreranno». Umberto Bossi arriva al castello di Chignolo Po accolto da ovazioni, cori alla libertà e anche uno sul «sogno nel cuore» che è «bruciare il tricolore». Giusto vent’anni fa, in quelle stesse sale, si riuniva il parlamento della Padania. Oggi, però, il summit non vuole essere un amarcord, ma la nascita della componente nordista della Lega. La polemica sulla destra estrema, però, ruba la scena. Bossi non apprezza affatto la svolta a destra del movimento: «Sapete — inizia — quando gli Stati fanno processi politici, i fascisti sentono un’aria famigliare e rialzano la testa». E non ha dubbi. La Lega non dovrebbe accettare i voti della destra estrema: «Soprattutto non dovrebbe chiederli». Il fondatore ricorda di venire «da una famiglia di antifascisti, combattenti e non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa». Il che consente a Matteo Renzi di annotare: «Adesso che glielo ha detto anche il senatur, speriamo che Salvini capisca».
Quindi, arriva la dichiarazione di Salvini via social network. Che non sarebbe, spiegano i suoi, una risposta a Bossi. In ogni caso, il segretario leghista minimizza l’irruzione degli skinhead a Como avvenuta l’altro giorno: «Per buonisti, sinistri e giornalisti il problema dell’Italia sono dieci ragazzi di destra che leggono un volantino. Per me invece il problema sono le migliaia di clandestini che picchiano, rubano, stuprano, spacciano. E poi parlano di fake news...».
Ma, appunto, Bossi era a Chignolo Po per l’evento dei nordisti della Lega, guidati dall’assessore lombardo Gianni Fava in nome del «diritto di essere leghisti dentro la Lega», anche dopo la svolta sovranista di Salvini. In sala ci sono l’ex presidente del Piemonte Roberto Cota, il deputato Gianluca Pini e il suo ex collega Massimo Polledri. Pochi minuti prima dell’inizio della manifestazione arriva il sostegno del governatore lombardo Roberto Maroni: «Si discute di cose importanti a Chignolo Po, un luogo che è nel cuore di tutti i leghisti veri».
Nel salone, di fronte ad alcune centinaia di persone, Bossi scatena gli entusiasmi proclamando: «Non ci faremo tappare la bocca. Lo sapete perché non me ne sono andato? Se lo avessi fatto, la Lega sarebbe finita». Ai giornalisti però dice di non sapere della sua ricandidatura: «Non me ne sono occupato». Ma l’ha chiesta? «Mai chiesto niente per me. Farò quello che dice la Lega...». Bossi esclude di candidarsi con Forza Italia. Anche se «Berlusconi è una persona per bene che alla Lega ha dato i voti per il federalismo fiscale, e per questo è stato fatto fuori su richiesta di Napolitano».
I presenti rifiutano l’idea di essere gli anti salviniani. Gianni Fava, a chi gli chiede se la giornata segni la nascita di una corrente, risponde «macché». Eppure, poi sarà netto: «Ci hanno costretto a fare una minoranza». L’inaccettabile è che coloro che sono rimasti fedeli alle vecchie parole d’ordine oggi siano «derisi, intimiditi e si faccia scattare in loro la paura di parlare». Fava dice che aveva deciso di non farlo. Ma non si tiene: «Volevo chiedere un minuto di silenzio per l’epilogo delle elezioni siciliane... ci dicono che siamo folcloristici, ma il folclore è andare in Sicilia per far eleggere Tony Rizzotto», il neo deputato all’Ars per Noi con Salvini.
Noi siamo folcloristici? Il folclore è andare in Sicilia per fare eleggere Tony Rizzotto Gianni Fava