Meloni lancia a destra la terza via tra Lega e FI «Un comitato ad hoc per avere liste pulite»
TRIESTE Giorgia Meloni nel palazzetto dello sport di Trieste si gioca tre sfide. Intanto consolidare il suo partito oltre il 5%, proponendo una «terza via» tra Berlusconi e Salvini. Poi restituire un’identità alla destra, dopo la fine tormentata di An: «Noi siamo quelli che non sono scappati» urla dal palco e il pensiero dei delegati, oltre tremila, corre agli ex colonnelli passati altrove e ai guai della casa di Montecarlo dove è finita la carriera di Fini. «La storia della destra ora l’abbiamo messa in sicurezza» aggiunge, come a dire che la fase della «sopravvivenza» si è chiusa. Infine si gioca una sfida sul proprio ruolo: «Berlusconi a volte pensa a me ancora come la ministra giovane che si occupa dei giovani — racconta — ma io ora sono madre».
Il congresso, vecchio stile come non se ne fanno quasi più, serve proprio a questo: definire le idee e reclamare più spazio. Anche di fronte alla competizione molto spinta che il leader della Lega Salvini sta conducendo a destra. Per questo la kermesse è anche un richiamo identitario, a cominciare dalla scelta di Trieste — «mai una città ha voluto essere più italiana di questa» si proclama dal palco mentre i tricolori sventolano —. L’italianità è il filo conduttore e i toni sono cupi: «Siamo sul punto di perdere questa nazione», dice Meloni, «la prossima sfida sarà patrioti contro traditori». Come già Marine Le Pen in Francia, anche la presidente di FdI spinge sul superamento delle divisioni «tradizionali»: «Apriamoci anche alla gente che è stata di sinistra e che la sinistra non difende più». Si parla di lavoro, maternità, risparmiatori e «povera gente», ma il tono si infiamma sull’immigrazione: il gruppo di Visegrad (i Paesi dell’Est più intransigenti) viene portato ad esempio, «e se ci saranno da alzare muri anche qui, li alzeremo» promette la leader mentre la descrizione della presidente della Camera Boldrini «che si copre il capo davanti a qualsiasi imam, anche di una moschea abusiva, mentre dal Papa ci va in ciabatte» scatena applausi. Scesa dal palco, Meloni auspica un incontro prima di Natale con i due alleati «perché le cose da chiarire sono parecchie». C’è un prevedibile braccio di ferro sui collegi da fare — «ma io preferirei le primarie piuttosto che una spartizione a tavolino» — e una nuova proposta per liste «pulite»: un comitato che selezioni le candidature della coalizione «perché il vaglio lo deve fare la politica e non la magistratura. Un’altra campagna elettorale come in Sicilia io non la voglio fare». una minaccia all’ordine pubblico i centri sociali. Il fascismo è un periodo chiuso».
Ma se ne parla ancora.
«Ha rappresentato l’Italia, gli slanci e le mediocrità. Il fascismo sono stati gli italiani. La passione per l’uomo forte, per esempio. È molto latina. E resta».
Alessandra Mussolini ha detto che per Ostia basterebbero tre mesi del nonno.
«Una boutade. L’uomo solo non basta. Io e Alessandra abbiamo avuto un percorso diverso. Lei ha fatto l’attrice, poi è stata eletta senza esperienza. Io sono entrato in Marina, ho due lauree, parlo tre lingue».
Anche lei però conta sul potere «evocativo» del cognome.
«Il cognome può essere un’arma a doppio taglio».