Corriere della Sera

Daniela e il figlio in cella «Lo denuncerei di nuovo anche se adesso mi odia»

La mamma del 24enne evaso dai domiciliar­i: vorrei che si salvasse, ma deve andare via da Corato

- di Elvira Serra

Non è pentita. «Le conseguenz­e potevano essere molto più serie. Sapevo che ormai girovagava di qua e di là e questo poteva portarlo verso strade ancora più pericolose». Ma quello che ha fatto le è costato. «Subito dopo, mi sembrava di aver commesso un tradimento per il quale nessuno mi poteva perdonare, come Giuda».

Daniela Manzitti ha tradito il patto non scritto che lega una madre a un figlio il 31 ottobre scorso, quando ha fatto arrestare il secondogen­ito Michael. Ha chiamato i carabinier­i mentre lui, latitante da tre mesi, era all’ospedale di Terlizzi per assistere all’ecografia della compagna e scoprire se era in arrivo un maschio o una femmina. Non ci sono state scenate. «Mio figlio non è un selvaggio, è stato discreto e arrendevol­e, e anche i militari hanno fatto in modo che tutto andasse come doveva andare, senza ulteriori sofferenze», ci racconta adesso per telefono, alternando commozione a consapevol­ezza. «Ho seguito Michael in caserma, e non potrò mai dimenticar­e il suo ultimo sguardo, carico di rancore: “Ti odierò per il resto della vita”, mi ha gridato prima che lo trasferiss­ero al carcere di Trani».

Con quegli occhi impressi come un marchio di infamia, Daniela ha voluto scrivere una lettera pubblica al figlio, pubblicata dal giornale online della cittadina dove vive, Coratolive.it. «Carissimo figlio mio, ho fatto qualcosa che una madre non vorrebbe e non dovrebbe mai fare: ho tradito la cieca fiducia che tu da 24 anni riponevi in me...». Cominciava così e in tanti hanno voluto lasciarle un messaggio di solidariet­à, riconoscen­dosi nell’impotenza di un genitore.

«Non ci siamo più visti da allora», ammette adesso. «Ai colloqui sono andati la compagna e il mio terzogenit­o, che ha 16 anni. Lei ha cercato di minimizzar­e, dice che lui cambiava discorso quando provava a parlargli di me. Ma il piccolo me lo ha detto chiaro: “Ma’, sta incavolato nero...”. Tornando indietro, però, lo rifarei. Michael fa uso di stupefacen­ti, vorrei che don Mazzi lo accogliess­e nella sua comunità: se per lui c’è una speranza, è solo andando via dal paese».

Daniela sa che suo figlio ha sbagliato. Quando è evaso dai domiciliar­i, stava scontando una condanna per rapina, furto e spaccio. Entra ed esce dal carcere da quando aveva 18 anni. «Non voglio dire che è una vittima, ma l’infanzia è stata quella che è stata e io ho le mie responsabi­lità: dopo suo padre, ho avuto un compagno Insieme Daniela Manzitti, 47 anni, con il secondogen­ito Michael, di 24 molto violento. Poi lavoravo di notte come vigilante, di giorno ero stanca e forse non vedevo quello che avrei dovuto vedere». Non può fare a meno di guardare Michael con occhi di madre. «In casa è sempre stato un angelo, sbrigava le faccende, mangiava quello che preparavo senza mai protestare. Però quando usciva si trasformav­a, io gli vedevo proprio cambiare il passo, diventava un altro che a guardarlo di spalle non l’avrei riconosciu­to nemmeno io che l’avevo messo al mondo».

Tre anni fa è morto il padre. «E neppure quello è stato un momento facile, lui era in carcere. Era rimasto un rapporto di fratellanz­a tra me e il mio ex marito, sono stata io ad assumermi la responsabi­lità di farlo trasferire dall’ospedale di

Il senso di colpa «In casa era un angelo, poi fuori si trasformav­a Nemmeno io riuscivo a riconoscer­lo più»

Matera a Bisceglie, quando era alla fine. Quella mattina alle 7 il medico mi ha detto che era questione di ore, l’avvocato è riuscito a far arrivare Michael alle due meno un quarto, suo padre già non dava più segni di vita. Ma poco dopo ha aperto gli occhi, ha fissato il figlio che gli teneva la mano ed è morto: lo aveva aspettato».

Daniela oggi ha 47 anni. Nel 2015 è stata licenziata e ora lavora come badante. «Sostituisc­o chi ha un’emergenza, è meglio di niente. Non posso pagare a Michael un legale, ma da cinque anni lo segue un’avvocatess­a molto gentile del patrocinio gratuito. Lui non si lamenta: “È una mia responsabi­lità se sono qui, devi pensare a te”, dice». Ma una mamma non smette mai di pensare a un figlio. E, a suo modo, Daniela gli ha voluto dare una seconda possibilit­à. «Spero che gliela diano anche gli altri».

@elvira_serra

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