Alla moglie una quota del tfr (a 10 anni dal loro divorzio)
Il tema dell’assegno divorzile, che nella grandissima maggioranza dei casi viene attribuito alla ex moglie, è di grande attualità. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione del maggio scorso, che ha eliminato il riferimento al tenore di vita goduto dagli ex coniugi quando erano sposati e che fa invece riferimento all’autosufficienza, le discussioni continuano. Mentre le cronache raccontano i casi celebri, bisogna occuparsi anche degli ex coniugi che sono persone normali: il problema è stato ora sottoposto alla Corte di Cassazione a sezioni unite ed è anche stato depositato un progetto di legge, che peraltro non ha il tempo di essere esaminato per la prossima scadenza della legislatura. In questo contesto arriva la sentenza del Tribunale di Torino che ha riconosciuto una quota del trattamento di fine rapporto di lavoro spettante all’ex marito (circa 94.000 euro) alla ex moglie divorziata da dieci anni. Ex moglie che percepiva un assegno divorzile. Il richiamo all’art. 12 bis della legge sul divorzio che il Tribunale di Torino ha fatto è ineccepibile sotto il profilo giuridico, ma l’ex marito sosteneva che il suo non era un rapporto di lavoro subordinato, ma egli, svolgendo l’attività di agente assicurativo, era un imprenditore. Per questo la moglie non poteva invocare l’art. 12 bis che prevede che il coniuge divorziato ha diritto a una percentuale del trattamento di fine rapporto per il periodo in cui il lavoro coincideva con il matrimonio. La vicenda forse procederà sul piano giudiziale, ma è auspicabile che la legge tenga conto della componente «contrattuale» del matrimonio, al di là dei sentimenti morali e religiosi. Sarebbe bene perciò che venissero consentiti i patti prematrimoniali come in gran parte dei Paesi.
Nuove regole In Italia sarebbe bene consentire i patti prematrimoniali come in gran parte dei Paesi