La musica di Brigitte
«Chiesi io a Gainsbourg di bloccare il brano “Je t’aime, moi non plus” Con Juliette Gréco gli stessi amanti»
PARIGI «Juliette Gréco è l’antime. Abbiamo un solo punto in comune: i nostri amanti». Brigitte Bardot parla di cantanti, e canzoni. Ne ha interpretate 76, una parte importante della sua carriera alla quale adesso, a 83 anni, dedica il libro Moi je joue (Flammarion), scritto con Dominique Choulant e François Bagnaud. «Mi sembra persino di cantare bene! Non lo dico per presunzione per carità, ma perché è vero. Ho avuto la fortuna di avere autori e compositori di talento che hanno scritto per me canzoni “su misura”, ma ci ho messo il mio stile, le ho fatte mie, come per la moda. Mi si riconosce subito quando canto. Ho cantato come le cicale per celebrare la vita, l’amore, la danza, la libertà, il sole, la nostalgia, l’insolenza, lo champagne e la sangria. E ho fatto bene».
Signora Bardot, come mai ha deciso di ritornare sulla sua carriera musicale?
«In realtà io non ho deciso nulla, sono stati i co-autori del libro a farsi venire l’idea e a farmi la sorpresa».
In copertina c’è lei mentre suona la chitarra. Come ha imparato a suonare?
«Suono la chitarra perché mi piace, è l’unico strumento che so suonare. Ho imparato un po’ così, con dei musicisti dell’America latina o spagnoli. Soprattutto ho imparato i ritmi indiavolati del folklore sudamericano e del flamenco».
Chi l’ha spinta a cantare?
«È successo per caso, perché il mio amico compositore Jean-Max Rivière ha scritto per me “La Mandrague”. Era una canzone molto bella, fatta per me, e quindi l’ho cantata».
Ha seguito dei corsi?
«Non prendo mai lezioni. Suono e canto naturalmente, spontaneamente».
Come mai nessuna canzone del suo preferito, Georges Brassens?
«Solo Georges Brassens può cantare Georges Brassens».
Che cosa le è rimasto dell’incontro con Edith Piaf?
«Una nostalgia triste. Fu lei a chiedermi di incontrarmi, ma ormai era una figura tragica. Mi ricordo una donna stanca e incompresa».
Come ha incontrato invece Serge Gainsbourg?
«Per caso sul set di un film, neanche mi ero accorta di lui. Era nel 1959 in Voulez-vous danser avec moi? (uscito in Italia col titolo Sexy girl, ndr)».
«Je t’aime, moi non plus» Gainsbourg l’ha scritta per lei.
«Sì, molti anni più tardi, durante la nostra passione. La prima volta che ho ascoltato la melodia rimasi profondamente toccata. La più bella, la più sensuale dichiarazione d’amore che un uomo possa offrire a una donna».
È lei a cantare nella prima versione. Cosa ricorda del tempo passato in studio?
«Un lavoro di registrazione molto delicato. Cercavo di cantare meglio che potessi».
Perché però non c’è la sua voce nella versione finale di «Je t’aime, moi non plus», quella che tutti conoscono?
«Perché alla fine chiesi a Serge di non farla uscire, per rispetto a Gunter Sachs con il quale ero ancora sposata. Serge accettò, è sempre stato un gentleman».
E che cosa pensa della versione con Jane Birkin?
«La trovo formidabile».
«Initials B. B.», a lei dedicato, è uno degli album più amati di Gainsbourg, e lei canta in «Bonnie e Clyde». Lo ascolta ancora qualche volta?
«No, non lo ascolto mai. Ma è un album sublime, unico, magnifico».
Nel 1986 ha creato la sua Fondazione per la difesa degli animali. Quali sono le priorità oggi?
Su Edith Piaf Mi volle incontrare ma ormai era una figura tragica: una donna stanca e incompresa
«Intanto tengo a fare i complimenti all’Italia per gli sforzi in favore degli animali. Per esempio la proibizione degli animali nei circhi, il diritto di obiezione di coscienza per gli esperimenti sugli animali, il divieto di ingozzare le oche per produrre foie gras e i quattro giorni alla settimana in cui la caccia non è autorizzata. Adesso resta da contrastare l’abitudine di mangiare la carne di cavallo, la cosa più orribile che gli italiani continuano a praticare soprattutto nel Sud, a Bari, conosciuta per i suoi atroci mattatoi di cavalli e il loro consumo. Vergogna».
Ci sono dei politici che si sono dimostrati attenti alle sue richieste per gli animali? E altri che al contrario l’hanno delusa?
«In Francia, dopo 44 anni di lotta, non ho ottenuto alcun risultato importante. È scoraggiante e scandaloso».