La rivoluzione morbida di Gattuso «Sarei pazzo a cambiare tutto»
Oggi la prima a Benevento: «Ma siamo noi ad avere tutto da perdere»
MILANO Non fosse che, negli ultimi anni, le porte sono state piuttosto girevoli a Milanello, e che quella di Rino Gattuso è la sesta nuova era pronta a iniziare dopo l’esonero di Allegri (2014), il debutto di un tecnico porta con sé sempre curiosità: nuovi metodi di allenamento (aumentata l’intensità, ed «è normale che ci sia stata un po’ di fatica»), nuove richieste ai giocatori (sintetizzando, più verticalizzazioni e attacchi della profondità), nuove abitudini (una per tutte: ora è sempre obbligatorio mangiare tutti assieme). Tante piccole cose, che — sommate — dovrebbero portare alla famosa scossa, che poi è la ragione per cui si cambiano gli allenatori.
Al quinto giorno Gattuso sembra avanti nel percorso di ambientamento: già calato nella parte («Mi sono sentito subito a mio agio»), è sufficientemente sincero per ammettere che ora si trova dove ha sempre sognato di essere. «Quando ero in Primavera vi avevo detto che non ero pronto per la prima squadra? E che avrei dovuto dire? Ma da quando ho iniziato a fare questo mestiere l’obiettivo è sem- pre stato allenare il Milan, poi certo non pensavo di arrivarci dopo appena quattro anni. Speriamo di durare a lungo…».
Oggi alle 12.30, sul campo del Benevento ancora a zero punti dopo 14 giornate («Ma siamo noi ad aver tutto da perdere, dobbiamo giocare come una finale di Champions»), impossibile, però, attendersi rivoluzioni: il sistema di gioco (3-4-3) e anche lo scheletro
Gattuso In Primavera dicevo di non essere pronto, ma cosa dovevo dire? Ora spero di durare a lungo...
della formazione resteranno molto simili agli ultimi di Montella. Montolivo è confermato al posto di Biglia («che è un grandissimo, ma deve stare bene fisicamente») e al centro dell’attacco verrà riproposto Kalinic. «A lui basta una zampata per sbloccarsi» e il fatto di trovarsi di fronte la difesa peggiore del campionato può aiutare.
«Sarei un pazzo a voler cambiare tutto, certi concetti sono giusti, il palleggio da dietro, per esempio. Che i miei metodi e quelli di Montella siano diversi, però, è il segreto di Pulcinella. Un po’ di difficoltà perciò l’ho trovata, ma non significa che prima fossero allenati male».
In realtà questo un po’ è quello che pensava la società. Gattuso ora deve rivitalizzare gli acquisti di un mercato dispendioso, quanto deludente. Tanti i giocatori che hanno reso meno delle attese, e scoprire perché sarà il primo passo della invocata svolta. Gattuso ha studiato come giocavano nelle squadre precedenti (Kessie nell’Atalanta, per esempio) e avviato un po’ di colloqui individuali («Ho iniziato con 4-5 giocatori») anche se le chiacchierate maggiori le ha riservate allo staff: «Bisogna che si parli tutti la stessa lingua», altrimenti, come aveva detto il giorno della presentazione, «si possono fare più danni della grandine». Oggi di fronte a De Zerbi, con cui litigò in Lega Pro («Ma non è difficile litigare con me») a Gattuso si chiede di portare un po’ di sereno; questo Milan ne ha bisogno.