Nibali e la ricerca «Scosse elettriche per recuperare e concentrarsi Non è doping»
«N on sono curioso solo io, lo è tutto il gruppo. Proviamolo e vediamo se ci dà veramente benefici: nel recupero, nella concentrazione, nel riposo o nel rilassamento. No, non c’è nulla di borderline, il tDCS si basa soprattutto su delle frequenze elettriche molto basse. Per fare un esempio più banale: è come usare un elettrostimolatore. E un elettrostimolatore non è doping». Vincenzo Nibali risponde e sorride, gli hanno appena spiegato come dovrebbe funzionare il tDCS: stimolazione transcranica a corrente diretta continua. E lui ha detto «ok, si può provare». La sigla, a voler essere pignoli, è l’acronimo di transcranial direct current stimulation e sembra azzeccarci poco con la nobile arte della bicicletta. La prima immagine che salta in mente è quella di Frankenstein, «ma questi sono strumenti seri, non quelle cose che fanno circolare su Internet». Poi, mentre i suoi compagni della Bahrain Merida finiscono il buffet, il campione si siede davanti a un’immagine del «Ragazzo che corre sul Balcone» di Giacomo Balla. È uno dei maestri del Futurismo ed è di questo che si parla: il progresso della civiltà moderna che si sostituisce al passato nel segno della velocità e del dinamismo. «Può essere uno strumento valido, oggi abbiamo una tecnologia che è in continuo sviluppo, bisogna aggiornarsi. Si era già sentito parlare di questo prodotto, averlo a disposizione ci permetterà di testarlo e capire se realmente potrà darci dei benefici». Per sperimentarlo Nibali e i suoi compagni sono arrivati all’Istituto delle Riabilitazioni Riba di Torino, che almeno per un anno sarà la loro casa della salute. La città è imbiancata, tutto un altro clima rispetto al 29 maggio 2016, ultimo giorno del Giro d’Italia, quello del suo secondo trionfo e ingresso a Torino con la maglia rosa. Quest’anno che farà lo Squalo? «È semplice, sceglierò il percorso in base alla gara a tappe più idonea alle mie caratteristiche, la riserva la scioglierò più avanti, entro il 14 dicembre».
Oggi non si sceglie niente, fa troppo freddo. Nibali ha 33 anni, ma certo non gli mancano gli stimoli: «Sto bene, siamo qui anche per fare le valutazioni mediche preventive. Di infortuni nell’ultima stagione ne abbiamo già avuti troppi. Quindi tocchiamo ferro. Ho appena tolto l’ultima placca alla clavicola, ricordo dell’incidente alle Olimpiadi». Capitolo chiuso, il futurismo è quel che conta: velocità e progresso.