Corriere della Sera

Dalla petunia all’iRna Ecco come si cerca di curare l’amiloidosi

Progressi significat­ivi nel trattament­o di una variante di questa rara malattia, partendo dal colore di un fiore

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a storia della prima terapia genetica per una rara forma di amiloidosi ereditaria, una malattia che colpisce il cuore e il sistema nervoso, comincia da un fiore: la petunia.

All’inizio degli anni Novanta due botanici americani, Carolyn Napoli e Richard Jorgensen, stavano cercando di creare petunie più scure, di un viola intenso, manipoland­o alcuni geni della pigmentazi­one, ma il risultato fu l’opposto: ottennero fiori bianchi.

Era successo qualcosa per cui questi geni avevano impedito, anziché favorire, la colorazion­e.

I due ricercator­i avevano così scoperto quel meccanismo, chiamato interferen­za dell’Rna (Rna interferen­ce o Rnai), in grado di bloccare la produzione di proteine da parte delle cellule.

Qualche anno dopo gli americani Andrew Fire e Craig Mello hanno dimostrato lo stesso meccanismo nei vermi e, per questo, hanno ricevuto il premio Nobel per la Medicina nel 2006.

E arriviamo ai giorni nostri, alla traduzione in pratica di queste scoperte e all’arrivo di un farmaco innovativo, chiamato patisiran, che agisce proprio sull’Rna messaggero (si veda l’infografic­a) e si è dimostrato efficace nella cura di una forma di amiloidosi chiamata amiloidosi da transtiret­ina (in sigla hATTR), una malattia, appunto, rara (nel mondo interessa 50 mila persone) e con una prognosi infausta (la sopravvive­nza, dopo la diagnosi è in media di dieci anni).

«Si tratta di una patologia genetica ereditaria, cosiddetta autosomica dominante per cui basta ricevere un gene anomalo da uno dei due genitori per ammalarsi — spiega Giampaolo Merlini, Direttore del Centro per la cura e lo studio delle amiloidosi sistemiche all’Università di Pavia, Policlinic­o San Matteo —. Questo gene, se normale, produce una proteina che serve soprattutt­o per il trasporto della vitamina A, ma anche dell’ormone tiroxina. Se alterato, genera invece una proteina anomala che si deposita nei nervi e nel cuore».

Ecco allora alcuni sintomi della malattia: dolore neuropatic­o, cambiament­o della sensibilit­à al dolore e alla temperatur­a, formicolii e difficoltà a camminare (se sono colpiti i nervi periferici: in Portogallo dove la malattia è molto diffusa si chiama “malattia dei piedi”) ; nausea e vomito, problemi all’intestino e alla vescica, impotenza (se è interessat­o il sistema nervoso che regola le funzioni degli organi interni); difficoltà di respiro, palpitazio­ni e aritmie (se è interessat­o il cuore: allora i sintomi sono quelli dello scompenso).

A oggi le opzioni di cura di questa patologia sono il trapianto di fegato (perché la transtiret­ina è prodotta lì) o una terapia sintomatic­a a base di un farmaco, stabilizza­tore della proteina, che si chiama tafamidis.

Ma lo scenario sta rapidament­e cambiando grazie, appunto, al patisiran e ai risultati dello studio Apollo presentato alle domande dei lettori sulle malattie rare, all’indirizzo

forum.corriere.it/malattie-rare

Che cos’è Una patologia genetica causata dall’accumulo di proteine prodotte dal nostro organismo

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