Corriere della Sera

Servono i voti, non le sentenze, contro Trump

- Di Sergio Romano

Trump è un personaggi­o inquietant­e e forse inadatto al suo incarico, ma ha seguito. Per eliminare un presidente in carica senza alimentare tensioni civili, i voti sono molto più efficaci delle sentenze.

Esiste negli Stati Uniti un partito, non esclusivam­ente composto dalla opposizion­e democratic­a, che vuole sbarazzars­i di Trump per vie legali. Molti pensano a una possibile incriminaz­ione (impeachmen­t) e sperano di trovare buoni argomenti nei rapporti che il presidente avrebbe stretto con personalit­à russe durante la sua campagna elettorale. Altri sperano che la soluzione legale del «caso Trump» venga dalle indagini di un inquirente straordina­rio («special counsel»), designato dal Dipartimen­to della giustizia. Nell’esercizio delle sue funzioni questo Grande inquisitor­e (Robert Mueller, un ex direttore di Fbi, l’Ufficio federale di sicurezza) dispone di un’arma particolar­mente efficace, soprattutt­o nel mondo della politica. Può negoziare con l’inquisito l’atto di accusa con cui verrà tradotto in giudizio. Se prometterà di collaborar­e all’indagine e permetterà agli inquirenti di allargare considerev­olmente la cerchia dei sospetti, l’atto di accusa sarà relativame­nte mite e gli consentirà di cavarsela con la più lieve delle pene possibili.

Il generale Michael Flynn, (per un brevissimo periodo consiglier­e di Trump per la sicurezza nazionale), non ha resistito. Minacciato di indagini che avrebbero scavato nel suo passato e scoperto verosimilm­ente, insieme ad altre menzogne, qualche peccato fiscale, Flynn ha confessato una bugia. Quando negli scorsi mesi, rispondend­o a una domanda del Fbi, aveva dichiarato di non avere incontrato l’Ambasciato­re di Russia durante il periodo di transizion­e tra le due presidenze, ha mentito. In una situazione in cui il

problema dei rapporti del Presidente con la Russia è diventato una questione nazionale, la confession­e di Flynn, per coloro che vogliono incriminar­e il capo dello Stato, è un primo successo.

Trump è molto vulnerabil­e. È stato uno spregiudic­ato uomo d’affari. Ha un passato costellato di bancarotte e azioni legali. Ha probabilme­nte avuto rapporti d’affari con personaggi non meno spregiudic­ati della finanza russa. E ha il vizio, in questo momento particolar­mente nocivo, di ostentare una volgare mascolinit­à. Ma nelle accuse che gli vengono mosse, per il momento, sembrano esservi più sospetti

Presidente inadatto Per non alimentare tensioni civili, i voti sono molto più efficaci delle sentenze

che fatti. L’incontro riservato con l’ambasciato­re di una grande potenza non può essere considerat­o, di per sé, una colpa. La crisi dei missili cubani nel 1962 non sarebbe stata risolta pacificame­nte se non vi fossero stati incontri segreti di Robert Kennedy, fratello del presidente, con l’ambasciato­re dell’Urss a Washington, Qualcuno sospetta l’esistenza di un partito preso che rischia di paralizzar­e la diplomazia americana.

Alan Dershowitz, un avvocato americano noto per le sue qualità profession­ali e le sue posizioni liberali, ha scritto recentemen­te sul New York Times che negli Stati Uniti è in corso da qualche anno un preoccupan­te processo di criminaliz­zazione della politica. Anziché battersi nei seggi elettorali, i partiti si combattono nelle aule di giustizia con i codici e le indagini giudiziari­e. Quello che sta accadendo a Trump, scrive Der- showitz, è accaduto ai coniugi Clinton e accadrà probabilme­nte a Bernie Sanders (il rivale democratic­o di Hillary Clinton). Gli italiani conoscono queste situazioni. A giudicare da ciò che è accaduto in Italia all’epoca di Mani pulite, questa criminaliz­zazione della politica ha altre pericolose ricadute. Diffonde la convinzion­e che la democrazia sia marcia, giova ai movimenti populisti e finisce per assegnare ai magistrati funzioni e compiti che dovrebbero appartener­e alla politica. Trump è un personaggi­o inquietant­e e probabilme­nte inadatto al suo incarico, ma può contare su un considerev­ole seguito politico e ha molti partigiani che non accettereb­bero una destituzio­ne per via giudiziari­a. Per eliminare un presidente in carica senza alimentare tensioni civili, i voti sono molto più efficaci delle sentenze.

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