Corriere della Sera

E ora i dem temono un colpo di mano in Senato sullo ius soli

- Maria Teresa Meli

Non è certo la percentual­e a due cifre che ieri D’Alema ha subito assegnato alla sinistra guidata da Grasso a impensieri­re il Pd. In tutti i sondaggi riservati che arrivano regolarmen­te al Nazareno, Liberi e Uguali nella più ottimistic­a (per Bersani e compagni, ovviamente) delle previsioni oscilla tra il 6 e il 7 per cento al massimo. Ciò che preoccupa lo stato maggiore del Pd semmai, per dirla con le parole di un renziano di rango, «sono le modalità con cui il presidente del Senato, dopo la sua scelta di campo, intenderà interpreta­re il ruolo che ricopre».

Per questa ragione gli occhi dei dirigenti del Pd sono puntati sulla capigruppo di domani a Palazzo Madama. Non è un mistero per nessuno, perché Renzi lo ha detto e ripetuto più volte, che il Partito democratic­o miri ad approvare il biotestame­nto in questa legislatur­a. Un provvedime­nto, questo, che per Pisapia è una condizione indispensa­bile per l’alleanza con il Pd. Su quella legge c’è già il «sì» dei grillini, ribadito qualche giorno fa da Di Battista. E, particolar­e di non poco conto, non c’è una vera e propria levata di scudi da parte di quei centristi che faranno parte della coalizione del Pd.

Insomma, se venisse calendariz­zato il biotestame­nto, il Partito democratic­o otterrebbe un doppio risultato: far approvare una legge che è richiesta da un pezzo importante dei futuri alleati e che, nel contempo, è fortemente voluta dallo stesso Renzi.

Ma il timore è che Grasso possa provare a forzare la mano per mettere in difficoltà il Pd. Come? Spingendo sullo ius soli, per porlo all’ordine del giorno del Senato prima del biotestame­nto.

Una mossa del genere metterebbe in grande imbarazzo il Pd. Difficilme­nte infatti il governo potrebbe porre la fiducia su quella legge, dal momento che una parte della maggioranz­a (Alternativ­a popolare) è contraria. Perciò il Partito democratic­o si troverebbe a dover comunque appoggiare il provvedime­nto, voluto sia da Pisapia che da Bonino, mettendosi in contrappos­izione con i futuri alleati centristi. Non solo, se in quest’ultimo scorcio di legislatur­a il Senato si occupasse subito dello ius soli, sul quale sono stati presentati migliaia di emendament­i e su cui non ci sono numeri certi al Senato, non vi sarebbe poi più il tempo per approvare il biotestame­nto. «Ed è questa la legge che noi privilegia­mo perché è l’unica sulla quale è possibile trovare una maggioranz­a», spiega il renziano Andrea Marcucci.

Già, ma se Grasso decidesse di giocare una partita politica potrebbe scombinare i giochi del Pd e puntare sullo ius soli. Del resto, dentro Mdp c’è chi spinge in tal senso.

Dunque, il rischio c’è, anche se Renzi ripete a tutti i suoi interlocut­ori di credere nella «sensibilit­à istituzion­ale» del presidente del Senato.

Certo, paragonare Grasso al Fini presidente della Camera che duellava con l’ex alleato Berlusconi sarebbe improprio, se non altro perché il leader di An aveva un partito in proprio, mentre l’ex procurator­e Antimafia non ce l’ha, ma al Pd aspettano comunque con una certa trepidazio­ne l’appuntamen­to di domani. «Se la capigruppo — spiega il renziano David Ermini — decidesse di calendariz­zare subito il biotestame­nto, ci sarebbe la possibilit­à di farlo passare. Se invece Grasso spingesse per lo ius soli si renderebbe responsabi­le del suo fallimento perché i numeri non ci sono e, dopo una bocciatura, sarebbe difficile farlo anche nella prossima legislatur­a. Non solo: così metterebbe a repentagli­o pure il biotestame­nto...».

Il calendario Un’accelerazi­one creerebbe problemi con i centristi e farebbe saltare il fine vita

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