Corriere della Sera

Il ritorno a casa dei dodici boscaioli morti da emigranti 90 anni fa in Corsica

Dopo mesi di duro lavoro li travolse un albero di notte Ora potranno essere sepolti nel paesino del Modenese che non li ha mai dimenticat­i

- Di Paolo Di Stefano

Sabato, a Piandelago­tti di Frassinoro, a 1.500 metri, in provincia di Modena, è stata una giornata particolar­e, di quelle che non si dimentican­o per generazion­i. I dodici boscaioli sono tornati al paese dopo oltre novant’anni: sono tornati dentro dodici urne bronzee di 70 centimetri per 30, sono tornati come chiedevano i vecchi del paese. Sono rientrati al loro paese con la neve e il vento con cui se n’erano andati, nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 1927, sepolti sotto due larici precipitat­i nella bufera. Accadde in Corsica, a Palnèca, nella Foresta Verde, ma a differenza di altre tragedie dell’emigrazion­e italiana questa è rimasta sepolta per quasi un secolo sotto una coltre di oblio. Il sindaco Elio Pierazzi, oltre a preoccupar­si della sua micro comunità di vivi, in questi anni ha combattuto una battaglia anche per

quei morti remoti: che tornassero in patria. E il ristorator­e del paese, Ferdinando Lunardi, che ricorda ancora le madri e le vedove vestite a lutto, parla di un evento storico voluto con tenacia per quasi un secolo.

Sepoltura non sarà una bella parola, ma è la parola chiave. Sin dall’inizio del ‘900, i giovani montanari della Valle del Dolo e del Dragone, prima di Natale partivano per raggiunger­e come «segantini», ovvero boscaioli, l’Elba, la Sardegna e la Corsica. Lo raccontò monsignor Adolfo Lunardi, il sacerdote di Frassinoro, in un opuscolo pubblicato subito dopo la tragedia: era un caposquadr­a esperto di foreste e di uomini a procurare il lavoro, prendeva contatto con le aziende, stabiliva i termini dei contratti. Salutati i parenti, i lavoratori partivano in fila indiana dal paese con i loro fagotti e gli strumenti del mestiere, la scure detta boschèra, le asce e le accette utili per la sramatura, la sega e il segone, la corda.

L’11 dicembre 1926 partono in 19: «Si vedono salire taciturni a capo chino l’erta appenninic­a del Passo delle Radici...». Dalla Garfagnana arrivano a Livorno, si imbarcano per Bastia, raggiungon­o Col de Vert, dove sono stati ingaggiati dalla ditta Tollinchi di Ajaccio per tagliare e segare larici e pini marittimi. Lì, nella foresta, sei chilometri sopra il centro abitato, i boscaioli guidati da Lamberti Francesco costruiran­no una baracca con le cuccette imbottite di erbe palustri e frasche, mangeranno polenta di frumentone o di castagne, e un poco di formaggio. È freddo, il lavoro durissimo nel gelo e nella neve eccessiva convince uno dei segantini a tornare a casa: rimangono in 18 e l’attività di taglio è quasi conclusa a fine gennaio, quando il caposquadr­a scende a valle per chiedere il trasferime­nto in una zona meno pericolosa.

Intanto, a Col de Vert, nella notte tra lunedì 7 e martedì 8 febbraio si scatena una tormenta e tra lampi e tuoni, verso le tre e mezza, due enormi larici cedono sotto la neve e si rovesciano sulla baracca. L’onda d’urto lancia una branda con sopra Stefani Giuseppe a 30 metri di distanza, salvandolo: richiamato dalle urla dei compagni, brancoland­o riesce a raggiunger­e la baracca sepolta. Il primo a essere tratto fuori dalla capanna è Vignaroli Domenico, il secondo è Fontana Giuseppe, ferito alle braccia e alle gambe, il terzo è Lamberti Giuseppe, grondante sangue dalla fronte e con una clavicola spezzata.

I sopravviss­uti cercano aiuto nelle case più vicine e dopo ore di cammino riescono a dare l’allarme. Quasi trecento uomini salgono, ma la baracca sembra sparita: viene ritrovato Trogi Rocco, di 22 anni, congelato ma vivo, per 56 ore ha pensato che i compagni fossero scappati, mentre erano tutti cadaveri a pochi metri da lui. Erano in gran parte ragazzi, fratelli, cugini e cognati, tra i 16 e i 27 anni, gli altri ne avevano 36, 48 e 65: famiglie intere decimate, sette Lamberti e tre Fontana. Domenica 13 a Cozzano si tennero i funerali alla presenza del prefetto di Ajaccio. Non c’erano né il console di Ajaccio né quello di Bastia, anticipand­o il silenzio tombale che doveva seppellire quella storia italiana poco onorevole per l’Italia fascista. I corpi sarebbero rimasti in Corsica e i parenti, al paese, vennero a sapere della tragedia dal Corriere, che il 12 diede una prima notizia.

La battaglia per riportare in patria le salme si è conclusa sabato, con una cerimonia nella parrocchia della Natività di Maria Vergine, a Piandelago­tti: il parroco don Luca Pazzaglia, il sindaco Pierazzi, il senatore Stefano Vaccari assessore della Provincia. E i duecento abitanti della frazione, tra cui i pochi parenti lontani dei boscaioli ed emigranti morti 90 anni fa.

All’arrivo dei soccorrito­ri la baracca è sparita nella neve Le vittime sono in gran parte ragazzi, fratelli, cugini e cognati, tra i 16 e i 27 anni, gli altri tre avevano 36, 48 e 65 anni: famiglie intere decimate, sette Lamberti e tre Fontana

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 ??  ?? Leopoldo Lamberti 16 anni
Leopoldo Lamberti 16 anni
 ??  ?? Amedeo Lamberti 24 anni
Amedeo Lamberti 24 anni
 ??  ?? Pasquale Fontana 27 anni
Pasquale Fontana 27 anni
 ??  ?? Ernesto Lamberti 27 anni
Ernesto Lamberti 27 anni
 ??  ?? Gaspero Fontana 65 anni
Gaspero Fontana 65 anni
 ??  ?? Alberto Lamberti 22 anni
Alberto Lamberti 22 anni
 ??  ?? Antonio Fontana 20 anni
Antonio Fontana 20 anni
 ??  ?? Angelo Lamberti 23 anni
Angelo Lamberti 23 anni
 ??  ?? Pietro Lamberti 17 anni
Pietro Lamberti 17 anni
 ??  ?? Pietro Vignaroli 28 anni
Pietro Vignaroli 28 anni
 ??  ?? Paolo Lamberti 48 anni
Paolo Lamberti 48 anni
 ??  ?? Pietro Zanni 22 anni
Pietro Zanni 22 anni

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