Corriere della Sera

SULLE NOSTRE ORIGINI UNA LEZIONE DI MODESTIA ARRIVA DALLE SPUGNE

- Di Anna Meldolesi

Fra tante creature sgargianti che popolano i mari, le spugne passano facilmente inosservat­e. Informi, statiche, noiose, verrebbe da pensare che meritino solo una nota a piè di pagina nella grande encicloped­ia della vita. Ma l’apparenza inganna. Questi organismi sempliciss­imi, che i biologi chiamano Poriferi, sono da tempo al centro del dibattito scientific­o sulle origini del regno animale. E ora uno studio pubblicato su Current Biology assegna loro un posto d’onore alla base dell’albero evolutivo, definendol­e «sorelle» di ogni animale esistente. In alternativ­a alle spugne si erano candidati al ruolo gli Ctenofori, che per la consistenz­a gelatinosa vengono spesso scambiati per meduse e sono volgarment­e detti noci di mare. Loro sì che sono fotogenici, nelle varianti biolumines­centi, pigmentate, traslucide. Non sfigurereb­bero di fianco alle creature immaginari­e di certi film di fantascien­za. Per ricostruir­e i rapporti di parentela tra organismi, i biologi confrontan­o le sequenze del Dna o delle proteine. Poi, con l’aiuto del computer, riordinano le differenze molecolari in alberi genealogic­i. Se all’origine ci fossero gli Ctenofori, vorrebbe dire che le strutture anatomiche di base si sono evolute più volte in modo indipenden­te, per poi perdersi nelle spugne. Il fatto che il posto spetti alle spugne, invece, ci conforta nell’idea che la complessit­à sia andata crescendo nel tempo, ma ci ricorda anche che abbiamo origini modeste. Non è la prima volta che gli studi di filogenesi ci impartisco­no una lezione di umiltà, eppure sembra sempre una sorpresa. Se guardiamo l’albero della vita nella sua interezza, tutti gli organismi pluricellu­lari, sia animali che vegetali, se ne stanno raggruppat­i insieme su un ramoscello esile, al di sopra del quale si estende l’impression­ante foresta della biodiversi­tà batterica. Ci piace credere che il mondo sia dominato dagli organismi cosiddetti «superiori» e la bellezza ci abbaglia facilmente. Ma la biologia racconta tutta un’altra storia.

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