Corriere della Sera

I rimpianti di Pizzofalco­ne

Il nuovo capitolo della saga è un giallo tra passato e presente. E i «Bastardi» si spostano a Sorrento

- di Alessia Rastelli

L’amore perduto La storia parte da Charlotte, ex diva hollywoodi­ana, e dal suo amore di una notte per l’italiano Mimì, mai scordato Padri e figli a confronto Il viaggio nei ricordi scava nei conflitti tra generazion­i e tocca anche le vite dei sette protagonis­ti «seriali»

«Dicono sia meglio vivere di rimorsi che di rimpianti. Non è vero. Lo dicono quelli che fanno del male. Per due come noi, Mimí e io, restano solo i rimpianti, perché sono quelli che ci fanno sognare come sarebbe andata la vita se avessimo compiuto scelte diverse». Una nostalgia che consola, una malinconia piacevole in cui rifugiarsi e perdersi, in un continuo andirivien­i tra passato e presente, costituisc­ono la cifra del nuovo capitolo dei Bastardi di Pizzofalco­ne, in libreria da domani per Einaudi Stile libero. Souvenir, un oggetto che resta nel tempo a ricordarci altri luoghi e altri istanti, dopo Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, è il titolo scelto questa volta da Maurizio de Giovanni.

Autore anche dei romanzi neri con il commissari­o Ricciardi, ambientati negli anni Trenta, lo scrittore ha ricordato poche settimane fa su «la Lettura» che «il presente si può capire quando se ne conoscono le cause» e che, dunque, «la serie nella Napoli di epoca fascista e i Bastardi, che agiscono nell’oggi, sono l’alfa e l’omega di un discorso complement­are». Il ragionamen­to si applica perfettame­nte anche a questo singolo libro, in cui la dialettica tra passato e presente è ciò che consente ai sette Bastardi di avanzare nella verità.

La storia si dipana proprio a partire da Charlotte Wood, la donna che preferisce sognare tra i rimpianti che patire i rimorsi, ex diva di Hollywood ormai anziana, che ha speso un’intera esistenza con lo sguardo rivolto all’indietro, a Mimì, l’«amore di una notte e il sacrificio di una vita». L’uomo a cui si è stretta una sola volta, sotto la luna di Sorrento nel 1962, e mai dimenticat­o. Una folgorante carriera in America ma di origini italiane, Charlotte, ora provata dall’Alzheimer, incrocia i Bastardi quando il figlio Ethan, in viaggio con lei in Italia, viene ritrovato steso a terra nel sangue, a Napoli, nel cantiere del metrò.

Indagano i poliziotti di Pizzofalco­ne, diventati, come già si capiva nel precedente Pane, più consapevol­i. Da donne e uomini reietti dai commissari­ati in cui lavoravano, ora guardano alla pari gli altri colleghi. Alla concorrenz­a della Direzione distrettua­le antimafia si aggiunIl gono le pressioni del consolato americano. Ma i sette riescono a tenere in mano le indagini. Che non si basano tanto sull’azione, quanto su un’analisi delle anime sempre più profonda. «È nel passato che bisogna scavare», dice l’ispettore Lojacono. Persino Nicola Picariello, del clan Sorbo, che si scoprirà coinvolto nella vicenda, fa notare che «il passato ritorna sempre. E presenta il conto».

Ecco allora che ai protagonis­ti si affianca la struggente Sorrento dove Charlotte vide Mimì. E dove adesso è tornata con Ethan e un’altra figlia. Le indagini dei Bastardi escono per la prima volta da Napoli. E nella cittadina del golfo i poliziotti si fanno contagiare dalla «nostalgia di un passato che si percepiva un po’ ovunque nelle strade e nell’aria. I favolosi anni Cinquanta, Sessanta e Settanta erano parte di una memoria collettiva e affascinav­ano perfino chi non li aveva vissuti». Lì — simile al pirandelli­ano protagonis­ta dell’Enrico IV che si finge pazzo e veste i panni dell’imperatore — una meraviglio­sa Charlotte rivive le scene della sua primavera, forse più lucida di quanto si pensi.

L’autunno di oggi e la primavera di allora. Perché «niente è come ottobre, per riproporre un antico souvenir. Nessun souvenir vale un ottobre. Perché è ottobre stesso, un souvenir». Dopo l’ingannevol­e maggio di Buio, il vento di tramontana in Gelo, l’aria frizzante dell’aprile in Cuccioli, de Giovanni sceglie questa volta di far vivere la trama in un «ottobre traditore». E, quasi personific­andolo, gli dedica un potente e poetico inserto e lo fa ritornare come un filo rosso in tutto il libro.

viaggio nel passato favorisce anche lo scavo nel confronto generazion­ale per eccellenza, tra genitori e figli. Charlotte ed Ethan, ma anche Angela, figura all’inizio misteriosa ma che si rivelerà decisiva, il suo vero padre e un vecchio ristorator­e che gli si sostituirà per proteggerl­a. «I giovani preferisco­no rompere con il passato», dice l’anziano a Lojacono. «Sì, ha ragione, pensano solo al futuro. Però, se hanno bisogno, è ai vecchi che si rivolgono», risponde l’ispettore. E l’uomo: «Esatto. Perciò è meglio averlo ancora, un padre».

Padri di cui si parla anche a proposito degli agenti Alex Di Nardo e Marco Aragona, entrambi alle prese con genitori delusi dalle loro scelte. Oppure di Lojacono, padre a sua volta. La vita dei personaggi seriali reagisce infatti di continuo con quella dei protagonis­ti di questo singolo episodio. Ne scaturisco­no nuovi dettagli su filoni avviati nei volumi precedenti ma comprensib­ili pure a chi non li abbia letti, grazie a una regia sapiente che tiene insieme la coralità delle storie e riannoda il pregresso con rapidi flashback. Souvenir si sofferma in particolar­e su Aragona, mettendolo davanti a un delicato bivio morale. Mentre il sostituto commissari­o Giorgio Pisanelli fa anche lui i conti con «una quantità enorme di rimpianti e rimorsi». «Sono meglio i primi — dice — almeno ti assolvi dalle colpe».

Il tono elegiaco non cancella comunque le regole del genere, che de Giovanni rivendica con orgoglio. Sullo sfondo resta una società indifferen­te, opaca, criminale, dentro cui i Bastardi sono costretti a muoversi con metodi talora poco ortodossi. L’autore tocca pure il tema dei migranti, quelli che arrivano oggi dal mare. E quelli che partirono dall’Italia per gli Stati Uniti, come i genitori di Charlotte, nata povera e poi baciata dal sogno americano. Lei che, come diceva Mimì, con il suo sorriso «squarcia il tempo e unisce il passato al futuro».

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 ??  ?? Maurizio de Giovanni (59 anni: qui sopra), è nato a Napoli. Ha esordito nella narrativa nel 2006. In alto Gian Maria Tosatti (1980), Le sette stagioni dello spirito (2014, installazi­one) courtesy dell’artista
Maurizio de Giovanni (59 anni: qui sopra), è nato a Napoli. Ha esordito nella narrativa nel 2006. In alto Gian Maria Tosatti (1980), Le sette stagioni dello spirito (2014, installazi­one) courtesy dell’artista

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