Imbarcarsi a Brema per andare all’assalto dell’America
Aun anno dall’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, il tempo è maturo per considerare da una prospettiva più ampia lo straordinario fenomeno — spesso spiegato attraverso una visione grossolana e negativa — dell’ascesa alla più potente carica elettiva al mondo di un imprenditore edile di vasto successo. In Italia, all’inizio degli anni Novanta, un simile exploit riuscì a Silvio Berlusconi. E tra i due gli aspetti sovrapponibili non mancano: protagonisti nel mondo degli affari, dei media, con un’innata abilità di parlare fuori dagli schemi del politicamente corretto. Capaci di arrivare alle persone e di catturarne il voto. Pronti a tutto, anche a modificare le passioni, per riuscire. L’interista Berlusconi divenne il più straordinario e vincente presidente del Milan, mentre il repubblicano Trump ha appoggiato in passato il Partito democratico, di cui la sua famiglia è stata a lungo solida sostenitrice.
Contribuisce a ricollocare l’ingombrante e inelegante figura del presidente statunitense, il volume che Gennaro Sangiuliano, giornalista del Tg1 Rai, ha pubblicato con Mondadori, Trump. Vita di un presidente contro tutti.
Un anno dopo il voto le devastanti previsioni che riguardavano la fine della democrazia in America si sono rivelate lontane dalla realtà. Il sistema ha tenuto, pur con pesanti scossoni e quel che resta, a un quarto del suo primo mandato, è il record di Wall Street: Trump è il presidente con cui la Borsa ha guadagnato di più nei primi dodici mesi. La riforma dell’Obamacare è rimasta un desiderio. Ma Trump non è un orco come spesso viene dipinto. Sangiuliano lo spiega in quella che è, anche, la storia della famiglia. Un gruppo con forti radici tedesche (i Trumpf, o Drumpf, sono originari di Kallstadt, la cittadina da cui partirono gli Heinz, i signori del ketchup), patriarcale, con una smodata ambizione. Non erano così, ancorché irlandesi, anche i Kennedy?
Il nonno del presidente, Friedrich, partì da Brema per New York nel 1885. Arrivò fino al Klondike per seguire la corsa all’oro, aprendo alberghi e taverne dove i cercatori facevano base. Mentre il padre, Fred, fu un abile carpentiere che riuscì a trasformarsi in imprenditore edile. Queens e Brooklyn le basi del suo impero: case popolari all’inizio, poi per la middle class, infine per i professionisti della zona.
La ricostruzione della storia della famiglia Trump consente a Sangiuliano una più ampia spiegazione del futuro presidente, un uomo Bridge & Tunnel, che arriva a Manhattan solo nel fine settimana. Fino al 1978 quando, trentaduenne, inizia la ristrutturazione della Grand Central Station, nel cuore della Big Apple. L’accademia militare a New York, la Fordham University e il prestigioso Wharton college di Upenn (l’Università della Pennsylvania) sono, assieme ai sermoni del reverendo Norman Vincent Peale, l’universo in cui si forma il presidente. A molti antipatico, certamente in grado di cogliere il senso del tempo. Il libro di Gennaro Sangiuliano sarà presentato oggi a Roma al Centro Studi Americani. Dopo i saluti di Paolo Messa e Gian Luca Petrillo intervengono, insieme con l’autore, Virman Cusenza, Andrea Montanari e Paola Tommasi. Modera Roberto Arditti (ore 17.30, via Michelangelo Caetani, 32)