Corriere della Sera

La scalata di Alberto il ciclista «Ho saltato a occhi chiusi»

È della Juve, fu scartato dal Milan, ha Pantani e Buffon come idoli

- Paolo Tomaselli

Certi sogni non li puoi realizzare a occhi aperti: «Sì, li ho chiusi e sono andato a saltare. Ho fatto un tuffo da portiere, non da attaccante...». Perché Alberto Brignoli da San Paolo d’Argon, provincia di Bergamo, è sempre stato originale nella sua normalità. Figuriamoc­i nel gesto più difficile e impensabil­e per un portiere. Fare gol: «Non mi era mai passato per la testa, io ho sempre sognato una parata decisiva. Lo chiamerann­o karma, per me si chiama lavoro. Mi dispiace per Gigio, però sarà il Buffon dei prossimi 10 anni».

Il mondo di Alberto è a parte, come quello di tutti i portieri. Da bambino ha cominciato a esplorarlo in bicicletta, con Pantani come idolo. I fatti di Madonna di Campiglio al Giro del 1999 non hanno cambiato solo la vita del Pirata: «Il ciclismo da allora per me è diventato un posto brutto, dove è successo qualcosa e non ci torni volentieri. Ma sono sempre appassiona­to — ha raccontato Alberto all’Eco di Bergamo —. Se ho una bici, guai. I ciclisti rispetto ai calciatori fanno una fatica diversa».

Anche Brignoli ne ha fatta di fatica, perché è cresciuto tardi ed è stato scartato dall’Atalanta, piccola grande fabbrica di portieri e pure dal Milan. La scalata l’ha cominciata in D e in Seconda divisione a Montichiar­i, poi in Prima a Lumezzane e in B alla Ternana in B. Sempre titolare. Dal 2015 il suo cartellino è della Juve, che lo ha girato a Ternana, Samp, Leganes, Perugia e Benevento. L’esordio in serie A è arrivato all’ultima giornata dello scorso campionato, con la Samp e proprio contro la Juve allo Stadium: è finita con le parole di incoraggia­mento del suo idolo Buffon, 5 gol addosso, assieme alla sensazione di un sogno che resta vivo: «Quello di tornare un giorno alla Juve».

Non sarà facile. Ma non lo è nemmeno fare un gol di testa e regalare il primo storico punto al Benevento dei record negativi: «Sarebbe poco onesto e egoistico parlare solo di me. Dopo tre mesi di sacrifici e dopo tanti gol presi nel finale stavolta è andata bene a noi. Non sono felice per me, ma per la gente, la società e il presidente. La gente sta vivendo un sogno e forse lo aspettava migliore di questo».

Questo bergamasco, figlio del comandante dei vigili (ex portiere di C e primo preparator­e di Alberto) e di una segretaria di azienda, ha riportato almeno un po’ di gioia nella casa delle streghe: «La salvezza è il nostro sogno e lavoriamo per realizzarl­o. Sarà durissima, però arriveremo all’ultima partita a giocarcela a testa alta». Magari anche altissima, come quella di Alberto ieri. Ma sempre ad occhi chiusi.

Ho fatto un tuffo da portiere... Non sono felice per me ma per la gente: sta vivendo un sogno e forse lo aspettava migliore di questo

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