Corriere della Sera

Ti aiuta, ma poi scopri (ed è questo il bello) che è sempre una bici

- Sergio Bocconi

A dire la verità non avevo mai pensato a un simile tradimento: appendere al «gancio» in cantina le bici da città e da corsa e compiere un’avventuros­a (perigliosa?) svolta elettrica. Forse per questo la mia prima reazione di fronte alla Piaggio wi-bike è: la lascio spenta. Il display sul manubrio si illumina ma io, cocciuto amante della locomozion­e autoctona, lascio il segnale off. Insomma, il primo è un filosofico «non passo». Ma, devo ammettere, anche nella modalità-spento la pedalata è morbida e lunga, nonostante il peso (23-24 chili, il doppio di una bici con i freni a bacchetta, il triplo di una da corsa in carbonio), si viaggia stabili e senza fatica. I freni a disco danno sicurezza.

Il secondo giorno la curiosità vince. Con i pulsanti sul manubrio mi colloco sulla modalità eco: il minimo. Un sottile ronzio-fischio precede la sensazione un po’ strana che ti dà la prima volta la pedalata assistita. Già: non va da sola. La wi-bike senza il tuo sforzo resta immobile. Chissà perché fino a quel momento ero rimasto inconsapev­olmente convinto di aver «tradito» per un motorino. No, sono sempre su una bici. Che ronza e accelera con un cambio automatico a variazione continua ben diverso da quelli a cui sono abituato e il risultato si vede se la scateno sulle modalità tour e power.

Dai, provo la salita, quella vera. Abituato alla formula treno più bici, vado in campagna. Certo, sollevare quei 24 chili per metterli sul vagone richiede uno sforzo un po’ super. Ma mi ripago in collina. Non perché in salita io svolazzi senza sforzo: no, se non sei allenato almeno un po’ rischi secondo me di non farcela. E ciò mi regala una soddisfazi­one. Perché sulla bici da corsa il vero premio è la fatica. E mi accorgo che fatico e salgo a una velocità del 25% circa superiore alla mia media. Chilometri fatti 25-30, quasi tutti in falsopiano e salita. Dopo circa due ore la batteria è carica al 60%.

Sono però ancora fuori dal «luna park»: il vero divertimen­to comincia quando, dopo qualche sforzo dovuto ai dialoghi qualche volta capriccios­i fra i Bluetooth di telefonino e bici, i due si collegano. E qui le opzioni si moltiplica­no. Con la versione city al semaforo parto per primo (o quasi...). E sono curioso: devo rifare la salita via Bluetooth. Opzione hill, collina. Fatico meno e corro di più. Ma per fare 35 chilometri al termine mi resta il 25% di batteria. La ricarico in un paio d’ore circa. Mi sono divertito, ma sono anche certo di una cosa: forse più di me, ciclista senza ma, si divertireb­be il «non ciclista forse però»... La pedalata assistita può convincerl­o che «forse però» con la bici elettrica può macinare anche lui bei chilometri pedalando. E a vincere in fondo sarebbe lei, la bicicletta.

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