Ti aiuta, ma poi scopri (ed è questo il bello) che è sempre una bici
A dire la verità non avevo mai pensato a un simile tradimento: appendere al «gancio» in cantina le bici da città e da corsa e compiere un’avventurosa (perigliosa?) svolta elettrica. Forse per questo la mia prima reazione di fronte alla Piaggio wi-bike è: la lascio spenta. Il display sul manubrio si illumina ma io, cocciuto amante della locomozione autoctona, lascio il segnale off. Insomma, il primo è un filosofico «non passo». Ma, devo ammettere, anche nella modalità-spento la pedalata è morbida e lunga, nonostante il peso (23-24 chili, il doppio di una bici con i freni a bacchetta, il triplo di una da corsa in carbonio), si viaggia stabili e senza fatica. I freni a disco danno sicurezza.
Il secondo giorno la curiosità vince. Con i pulsanti sul manubrio mi colloco sulla modalità eco: il minimo. Un sottile ronzio-fischio precede la sensazione un po’ strana che ti dà la prima volta la pedalata assistita. Già: non va da sola. La wi-bike senza il tuo sforzo resta immobile. Chissà perché fino a quel momento ero rimasto inconsapevolmente convinto di aver «tradito» per un motorino. No, sono sempre su una bici. Che ronza e accelera con un cambio automatico a variazione continua ben diverso da quelli a cui sono abituato e il risultato si vede se la scateno sulle modalità tour e power.
Dai, provo la salita, quella vera. Abituato alla formula treno più bici, vado in campagna. Certo, sollevare quei 24 chili per metterli sul vagone richiede uno sforzo un po’ super. Ma mi ripago in collina. Non perché in salita io svolazzi senza sforzo: no, se non sei allenato almeno un po’ rischi secondo me di non farcela. E ciò mi regala una soddisfazione. Perché sulla bici da corsa il vero premio è la fatica. E mi accorgo che fatico e salgo a una velocità del 25% circa superiore alla mia media. Chilometri fatti 25-30, quasi tutti in falsopiano e salita. Dopo circa due ore la batteria è carica al 60%.
Sono però ancora fuori dal «luna park»: il vero divertimento comincia quando, dopo qualche sforzo dovuto ai dialoghi qualche volta capricciosi fra i Bluetooth di telefonino e bici, i due si collegano. E qui le opzioni si moltiplicano. Con la versione city al semaforo parto per primo (o quasi...). E sono curioso: devo rifare la salita via Bluetooth. Opzione hill, collina. Fatico meno e corro di più. Ma per fare 35 chilometri al termine mi resta il 25% di batteria. La ricarico in un paio d’ore circa. Mi sono divertito, ma sono anche certo di una cosa: forse più di me, ciclista senza ma, si divertirebbe il «non ciclista forse però»... La pedalata assistita può convincerlo che «forse però» con la bici elettrica può macinare anche lui bei chilometri pedalando. E a vincere in fondo sarebbe lei, la bicicletta.