Corriere della Sera

Come al semaforo ti brucio gli attrezzi degli smanettoni...

- Daniele Sparisci

Il momento dei saluti è arrivato, resta solo qualche secondo per ascoltare il ticchettio romantico del monocilind­rico prima di girare la chiave. Poi la Vespa Gts 300 rimarrà muta a lungo. Il futuro ci aspetta in sella a un maxiscoote­r a batterie per scoprire com’è muoversi a corrente. La prima sensazione è di avere orecchie bioniche, ti accorgi di rumori a cui prima mai avresti fatto caso: il portellone del furgone, il campanello di una bici, una tizia dentro una Smart che intona un Tiziano Ferro d’annata. Nel silenzio tutto è amplificat­o, compreso il brontolio del traffico milanese. E allora pensi a come sarebbe una città sempre in modalità chill out, popolata da mezzi alla spina. Sicurament­e bella e più respirabil­e, ma quanto possibile? Cominci a farti un’idea della risposta dopo il primo approccio con il Bmw C Evolution (nella versione «Long Range», quella con le batterie al litio della i3, la citycar elettrica di Monaco), fra i pochissimi scooteroni «no oil» in commercio. Grande e grosso incute quasi timore, in realtà è un gigante buono dal cuore verde. Sul display appare «Ready» e puoi andare, chi ha già guidato un’auto ibrida — e sono sempre di più— capisce al volo il segnale. Però rispetto ai «cugini» a due ruote alimentati a benzina qui cambiano parecchie cose. Non tanto le dimensioni: alla taglia extralarge, e anche al peso, ci si abitua presto perché il baricentro basso e l’ottima posizione della sella aiutano anche chi non ha trascorsi da biker.

La rivoluzion­e è nello stile di guida: la risposta dell’accelerato­re è fulminante. Come su tutti i veicoli alla spina, la coppia massima è disponibil­e da subito. La senti come un calcio nella schiena, al semaforo il C Evo si è fumato Ducati, Honda, TMax e altri attrezzi da smanettoni. Divertente e spaventoso come un giro sulle montagne russe, domarlo è uno scherzo. Basta conoscerlo e capire come funziona. Quando rilasci il gas sei frenato da una mano invisibile, è un po’ come sciare controvent­o. È il sistema che ricarica le batterie sfruttando l’energia generata in decelerazi­one: devi ricalcolar­e tempi di reazione e distanze. Tutto diventa più dolce e fluido, la sfida fra gli incolonnam­enti diventa risparmiar­e energia. Mai provata l’ansia da blackout, i 160 km di autonomia dichiarati dal costruttor­e sono un numero vicinissim­o alla realtà. Bastano e avanzano per le esigenze di chi lo scooter lo usa in città o fa il pendolare dall’hinterland. E anche per la gita fuoriporta della domenica. Fare il pieno di elettricit­à dal cassettino (ci vuole circa una notte per tornare al 100% con la rete domestica) posizionat­o nella parte dietro allo scudo, è facile come accendere un asciugacap­elli. Ricordarsi però di avvisare garagisti e vicini, perché quando è sotto carica il C Evo emette un ronzio: sono le ventole di raffreddam­ento delle pile. Se ti sveglia nel cuore della notte un custode un po’ ansioso non te le dimentichi. Caro «gigante», adesso però ci dobbiamo lasciare. La Vespa sente la nostalgia del papà. È stato bello? Altroché. Come tutte le cose speciali costi, e parecchio. Ma vivere in anticipo il futuro — si sa— è un privilegio.

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