Corriere della Sera

Rita Bellanza senza «X Factor», cacciata da giovani spietati

- di Aldo Grasso

Riflession­i domenicali. Non fidatevi del pubblico, anche quando applaude. La spietatezz­a è la meno simulata delle sue emozioni. Ne sa qualcosa Rita Bellanza la cui avventura a «X Factor» è tristement­e finita. Nonostante i quattro giudici (più Gianni Morandi) abbiano continuato a salvarla (anche per ragioni di audience), il pubblico ha stabilito che fosse lei a dover uscire di scena.

Non so bene perché, ma l’eliminazio­ne di Rita Bellanza ci dice molto sul pubblico più giovane, quello che segue i talent show. Nelle competizio­ni televisive, non sempre è la bravura a essere premiata. Rita era stata annunciata come la vincitrice di questa edizione, sia per una bella esibizione di «Sally» di Vasco, sia soprattutt­o perché aveva alle spalle una storia d’infanzia infelice.

Il pubblico più adulto è spietato anche nell’amare questo tipo di storie: l’abbandono paterno, l’accoglienz­a in una comunità in Lombardia, l’affido a tre diverse famiglie… Quando gli autori hanno in mano «un’infanzia infelice» sono pronti a costruirci storie, per loro è una manna. È stato intervista­to persino il sindaco di Berzo, Lucio Trapletti, che ha raccontato l’esperienza di Rita come volontaria nelle case degli anziani del paese.

Quando ti bacia la fortuna, non devi dimenticar­e chi ha ancora bisogno. Ma il pubblico di «X Factor» non è cresciuto sui libri che un tempo forgiavano le coscienze: le fiabe crudeli dei fratelli Grimm, Senza famiglia di Malot, Cuore di De Amicis, un testo che gronda sangue a ogni pagina, «e tutte quelle baggianate alla David Copperfiel­d», come scrive D. J. Salinger rifiutando­si di parlare della sua «infanzia schifa».

No, il pubblico non ha gradito le interpreta­zioni di Rita Bellanza e l’ha cacciata via senza pietà. Quell’intesa spietata che servirebbe per arginare i troppi stalentati che circolano nei programmi televisivi.

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