Identikit
ci si specchia costantemente. In questi anni siamo cresciuti tanto ma in un certo senso stiamo ancora rincorrendo le stesse cose di quando abbiamo iniziato. Non si arriva mai a una meta: continuiamo a cercare sonorità, che sono poi i nostri modi di espressione». In agenda c’è anche un progetto solista firmato da Makino: «Qualcosa abbiamo scritto insieme, ma il disco è soprattutto lei, nella sua bellezza e pazzia» aggiunge Amedeo.
Un’altra cosa che rende unico (e controcorrente) il trio italo-nippo-americano è l’assenza di etichette. Difficile trovare lo scaffale giusto dove mettere i loro dischi: «Non c’è bisogno di essere definiti. Penso che definire abbia una fine. Uno si fa un’idea e smette di pensare e sentire».
Pur rimanendo fedele alla forma canzone, l’approccio da sperimentatore alla musica, ha sempre mantenuto Amedeo e Simone lontani dal mondo mainstream. Questo li ha resi sempre più americani e sempre meno italiani: «Fatico a ricordare com’era vivere in Italia, ero un bambino. A volte vorrei tornare, ma non so come. Forse è passato troppo tempo. Qui stiamo bene, abbiamo le nostre case, le nostre amicizie, le nostre biciclette. È una vita più libera, più da paesino anche se è una metropoli così grande. È una città che dà molto in tutti i modi, ma è anche semplice e tranquilla, un po’ come la musica di Einaudi». ● ● Kazu si esibirà al Dal Verme il 10 dicembre, sia come ospite del concerto che nel secret show. Amedeo Pace ci sarà il 14 e il 15/12 come ospite e nel «secret»
Lavoro in fieri «Non si arriva mai a una meta: continuiamo a cercare sonorità, cioè le nostre espressioni»