Corriere della Sera

«La norma è buona e ben scritta Anche Piergiorgi­o sarebbe felice»

- Margherita De Bac

Si è appena destata da un profondo sonno pomeridian­o, Mina Welby, il primo dopo la fatica accumulata per giorni e giorni, lottando assieme agli amici dell’Associazio­ne Luca Coscioni per sospingere la legge nell’aula del Senato. Il primo pensiero è andato a Piergiorgi­o, il marito morto di distrofia muscolare il 20 dicembre del 2006, dopo essersi battuto dal 2002 per la dolce morte.

Che gli direbbe oggi?

«Dai che ce la fai. Lui sarebbe felice. All’eutanasia non arriveremo mai, scriveva, accontenti­amoci del biotestame­nto. Questa è una legge buona e ben scritta».

Anche lei si accontenta?

«Noi vogliamo la buona morte, compreso il diritto alle cure palliative, rinforzato nel testo che viene discusso in Senato. Queste cure evitano il tormento. Quando si arriva alla fine i dolori spariscono, resta l’angoscia, terribile, di continuare a vivere maneggiati da altri. L’eutanasia serve solo in casi speciali e spero che sarà il prossimo traguardo».

Quali saranno le volontà di Mina?

«Non sono malata, solo vecchia. A un medico capace di ascoltarmi spiegherò che intendo rinunciare alla nutrizione artificial­e e a cure inutili, ad esempio la chemio in caso di tumore, se dovessi averlo in così tarda età. Per noi anziani la morte è quando il corpo se ne va e lo spirito resta».

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