Corriere della Sera

Promosse con una facilità quasi sorprenden­te

- Di Mario Sconcerti

Juve e Roma passano bene il turno a gironi, come secondo me farà anche il Napoli oggi. Il risultato attuale è già comunque importante. Molto forte il risultato della Roma che finisce prima nel girone più complesso della Champions. Ottimo anche quello della Juve appesantit­a da un grande avversario come il Barcellona. La Roma sta giocando quasi nascosta. Nessuno la considera veramente ed è un errore. La Roma ha grandi giocatori medi, quasi il massimo in un’epoca in cui mancano i fuoriclass­e. Di Francesco ha portato uno schema a metà strada tra Sacchi e il calcio all’italiana, difficile da comprender­e in fretta. Attacca in sette e si difende in otto, calcio dispersivo, ma trovando gli interpreti giusti molto promettent­e. In campionato la Roma si è avvalsa di sette partite senza scontri diretti in una stagione in cui contano solo quelli. Con Inter e Napoli ha perso, ma il tempo è passato, la squadra è cresciuta. Trovarla davanti al Chelsea e all’Atletico è davvero una sorpresa. Manca qualcosa per la grande squadra, ma ormai l’Europa è avara, fenomeni non se ne vedono, tutti si assomiglia­no. Questo tra parentesi giustifica anche le spese del Milan. Puoi avere i soldi che vuoi, ma giocatori che diano al volo la differenza non ci sono. La Juventus ha fatto la sua partita, quasi si poteva non vederla e sapere già come sarebbe andata, nel gioco e nel risultato. La diversità della Juve sta nel peso che porta, ha tanta massa, che nell’universo significa energia, forza pura. Le manca brillantez­za, è il risultato di avere grandi individual­ità europee. I singoli difficilme­nte si trovano fra loro, non sarebbero più singoli. Ma la somma degli addendi finisce per dare una squadra difficilme­nte battibile. L’altra sorpresa è la facilità con cui Juve e Roma hanno superato gli ostacoli. Questo conferma la flessibili­tà del nostro movimento, la differenza che sempre più esiste tra il calcio complessiv­o (cioè federazion­e) e Lega, cioè l’insieme delle singole società profession­istiche, quelle che davvero pagano l’intero movimento. In questa zona il calcio italiano esiste, è anzi quasi alla pari con il meglio. Quando si capirà questa differenza si comincerà davvero a rifondare. Il presidente federale conta poco, contano la voglia e la capacità delle società di mettere soldi nella loro impresa. I dilettanti facciano i dilettanti, siano felici di giocare, senza condiziona­re i profession­isti. Non esiste in nessun altro campo.

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