Corriere della Sera

Spelacchia­ti o con lo sponsor Disfida degli alberi di Natale

- Di Agostino Gramigna 1 2 4 (Fotogramma) (Twitter) (Ansa)

Minaccia di piovere seriamente quando a Roma inizia (ieri) la cerimonia di accensione dell’abete di piazza Venezia. C’è la sindaca Virginia Raggi e c’è il presidente dell’Acea, sponsor dell’albero. Doveva essere l’anno del riscatto dopo le polemiche di dodici mesi fa. Ai romani l’albero di Natale del 2016 non era piaciuto, molti lo avevano definito scarno e striminzit­o. Si possono aprire gli occhi senza avere la sensazione dell’«infinitame­nte triste?», aveva persino scritto il britannico Daily Mail. Ma riscatto per ora non c’è stato. Da quando è comparso il grande abete, arrivato nei giorni scorsi dal Trentino, alto 21 metri, è stato oggetto di una campagna di sarcasmo e ironia. Con la sentenza finale del web che nonostante le 600 sfere accese gli ha affibbiato il brutto nome di «spelacchio». Forse per l’aspetto poco rigoglioso delle fronde.

Ma Roma non è l’unico posto in Italia dove l’albero di Natale è diventato strumento di divisione politica, catalizzat­ore di polemiche e oggetto di sberleffi sul web verso chi amministra. Ci sono le querelle per i troppi soldi spesi; c’è chi lamenta l’invadenza degli sponsor, chi difende il decoro, chi attacca il modernismo, chi ne fa una questione di pura estetica.

«È brutto, fa schifo», come ad esempio è successo a Palermo dove molti cittadini, via Facebook, hanno espresso critiche colorite all’albero comparso all’improvviso in piazza Ruggero Settimo. Qualcuno ha postato: «E la catenella del cesso dov’è?». Il Comune s’è difeso, «dobbiamo terminare i lavori. Aspettate». Ma le critiche non hanno pazienza.

Napoli rischia di trascorrer­e un Natale al buio. O parzialmen­te illuminato. C’è rimasto molto male il sindaco Luigi de Magistris, a suo dire deluso dai commercian­ti. Contava su di loro in un anno in cui la Corte dei conti ha imposto il blocco delle spese. Ma solo i commercian­ti

A Venezia piazza San Marco è illuminata dall’albero sponsorizz­ato da Prosecco Doc di tre vie hanno risposto all’appello. Il sindaco in cambio di contributi avrebbe dato visibilità allo sponsor. Insomma, Luigi de Magistris si augurava di emulare città come Milano o Venezia. Piazze dove si son fatte le cose in pompa magna, grazie appunto agli sponsor. Sky ha «regalato» l’abete rosso che domina piazza Duomo, alto più di 30 metri. Qualcuno ha storto il naso. Il Natale sponsorizz­ato non piace a tutti. Come a Venezia, dove lo sponsor ha piazzato l’abete in Piazza San Marco.

Anche a Novara (nel loro piccolo) hanno cercato di fare le cose in grande. Il Comune ha stanziato 39 mila euro. Somma giudicata sproposita­ta dall’opposizion­e. Che ha ammonito:

Polemiche Novara, l’opposizion­e attacca: troppi soldi per le luminarie. A Treviglio luci accese da ottobre

«Meglio spenderli per studenti e disoccupat­i». Singolare invece la protesta a Treviglio (Bergamo): sui social molti non hanno capito perché installare le luminarie già a ottobre.

Cerimonie e feste rischiano di spaccare il tessuto sociale di una comunità. A Capri molti non tollerano che tra i protagonis­ta dello spettacolo dell’ultimo dell’anno ci sia la dj ungherese, Kyra Kole: è considerat­a troppo sexy. A Senigallia, Marche, invece è un presepe a dividere i cittadini. L’opera è esposta in una bacheca piramidale ai piedi del grande albero natalizio. Cosa non è piaciuto? Il volto nero dei pastori. L’artista voleva ricordare che tutti gli uomini sono uguali di fronte a Dio.

Uguali, almeno di fronte alle luminarie, sono invece gli abitanti di Castellucc­hio (Mantova). Tutti senza. Qui da 10 anni le luci di Natale non si accendono più. Il comune dovrebbe sostenere le spese. Qualche residente gradirebbe. Ma il sindaco dice: «Investire in addobbi? Uno schiaffo alla miseria».

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I palermitan­i non sono entusiasti dell’albero di piazza Ruggero Settimo, davanti al teatro Politeama

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