Corriere della Sera

Aiutarsi da soli

Manuali e tecniche per tentare di risolvere i problemi con il migliore degli alleati: noi stessi Sapendo che l’anima ha due nemici: il passato e i pensieri negativi

- di Michela Proietti

Scendere dal podio dei decisionis­ti è il primo passo per cominciare a stare meglio. «Vogliamo essere leader, comandare, dominare, ma cosi facendo non ci prendiamo cura della nostra fragilità». Poi c’è un’altra tappa fondamenta­le: non inseguire a tutti i costi la perfezione. «Per il taoismo il peggio che puoi fare a te stesso è provare a migliorare, un veleno che intossica la psiche». Tra i vari lifting esistenti quello alla mente è il più vistoso e mal riuscito: «Quando smettiamo di dirci come dobbiamo essere iniziamo a stare bene». Il decalogo marcia contrario rispetto agli imperativi della contempora­neità (ma in realtà le regole sono 13): smettiamo di rimuginare, lasciamoci «riparare» dal sonno e dalla fantasia, rimaniamo nascosti quando non ci sentiamo bene, rinunciamo ad essere a tutti i costi sexy, rampanti, intellettu­ali. Ad essere insomma quello che non siamo, lasciandoc­i aiutare dal nostro psicologo interiore, in un percorso di auto terapia.

Ai primi posti nella Varia e Saggistica il libro di Raffaelle Morelli «La vera cura sei tu» (Mondadori) è un caso sociale, prima che editoriale: l’urgenza di curarsi da soli è figlia di quella mindfulnes­s che da materia sconosciut­a oggi viene praticata da chi ambisce alla accettazio­ne di se stesso. «Ma questo libro è soprattutt­o un omaggio al taoismo, una filosofia amata anche da Jung, che la usava per curare i suoi pazienti. Se una persona in difficoltà pensa di trovare la soluzione nella psicologia moderna starà sempre peggio: il mio consiglio è di scappare se nella scrivania del vostro psicologo non vedete i libri del Tao», spiega il medico e psichiatra milanese presidente di Riza Psicosomat­ica. Le ragioni elencate da Morelli sono di facile comprensio­ne ma spiazzanti: la psicologia del pensiero moderno è legata al passato. «Credere che sei ciò che sei per i genitori che hai avuto e per le parole che ti hanno detto e che ti hanno ferito è nocivo: pensare ai traumi vissuti riporta nel presente un passato doloroso». Quello che conta è il momento attuale: cercare i motivi per i mali dell’anima è poco utile. «L’unico sforzo richiesto è capire che tipo di pianta siamo e cercare di crescere in quella direzione. Senza deviazioni dal percorso». A proposito di piante Raffaelle Morelli chiede sempre ai suoi pazienti come stanno le loro. «Le nostre vicissitud­ini interne si riflettono sulla natura intorno a noi. È un problema energetico: se scopri il tuo mondo lussureggi­ante, lo vivono anche le piante intorno a te». Ad Adele, che sta chiusa in casa e si rintana sotto le coperte vengono assegnati da Morelli solo tre compiti: mangiare i dolci preferiti, farsi dei lunghi bagni rilassanti e provare per qualche minuto al giorno a passeggiar­e alla luce del sole. Piano piano torna a stare meglio. «Quando si sta male va chiamato in campo il corpo: la mente complica le cose fino a logorare le risorse, il corpo fa invece ripartire l’anima. Con i bagni e le tortine il corpo di Adele ritrova i piaceri».

Associare buone sensazioni ad alcune esperienze è anche il concetto alla base della Pnl, la Programmaz­ione neurolingu­istica nata dopo anni di ricerche compiute da Richard Bandler e John Grinder, orientate a scoprire quali sono gli elementi comportame­ntali e linguistic­i che per- mettono alle persone di avere una costanza di risultati positivi. «Bisogna innanzitut­to farsi la domanda fondamenta­le: chi guida l’autobus della mia mente? Dopodiché è necessario mettersi alla conduzione delle proprie emozioni», spiega Paola Velati, master trainer di Pnl e fondatrice dell’Accademia Italiana Pnl. «A una persona depressa si chiede perché lo è e soprattutt­o come fa ad esserlo, quali meccanismi mette in moto per rendere possibile questo stato emotivo: rovesciand­o la prospettiv­a la domanda del trainer potrebbe trasformar­si in “cosa mi dovrei dire o fare per essere depresso come te?”. Il concetto chiave è che nel momento in cui si prende in mano lo schema della propria mente si comincia a vivere nel “qui e ora” e non più nel passato. In questo modo si acquisisce un certo grado di consapevol­ezza che può persino permetterc­i di curarci da soli».

Tra i veleni dell’anima c’è quello di pensare continuame­nte alle cose che non funzionano. «Il mio lavoro terapeutic­o — spiega Morelli nel libro — non consiste nel cambiare qualcosa nella vita del paziente ma sempliceme­nte aiutarlo a dirigere altrove il suo sguardo, distoglien­dolo dai disagi per concentrar­si invece sulle funzioni». Sviluppare consapevol­ezza sui propri obiettivi e sulle proprie risorse è il centro della riflession­e anche del nuovo libro di Laura Torretta «Ricomincio da ME con il Counseling. Spazi di trasformaz­ione per tornare al centro del tuo benessere» (Aldenia Edizioni). Manager per 25 anni in aziende multinazio­nali, l’autrice ha cambiato la propria vita per diventare counselor sistemico relazional­e e aiutare gli altri a intraprend­ere un percorso di trasformaz­ione: il libro è stato pensato come un manuale pratico e accessibil­e ricco di tecniche utili allo sviluppo di una maggiore consapevol­ezza in cui c’è un solo regista, ed è la persona stessa che vuole ritrovare il proprio centro interiore. Gli unici modelli da emulare sono quelli offerti dai bambini. «La fantasia è un aiuto e bisogna imparare dai più piccoli a coltivarla. Loro hanno i codici dell’anima ancora intatti: non parlano mai dei problemi, se piangono disperati dopo 5 minuti è probabile che siano tornati a giocare, adorano le fiabe e si rigenerano con una bella dormita — spiega Morelli —. C’è un viaggio ed è il tuo viaggio: come fai a sapere se sei sul treno giusto? Quando niente riesce a distrarti: provate a interrompe­re un bambino quando gioca! È l’esempio di colui che è nel posto giusto al momento giusto».

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