Corriere della Sera

Bonus ai nipoti per assistere i nonni

Nella manovra 60 milioni: potranno beneficiar­ne anche i parenti di secondo grado

- di Lorenzo Salvia

Non solo i figli che assistono i genitori ma anche i nipoti che si prendono cura dei loro nonni: si allarga anche ai parenti di secondo grado, che si occuperann­o del proprio caro invalido civile per almeno 54 ore alla settimana, il diritto a percepire un bonus. Nella manovra sono stati previsti 60 milioni per estendere lo status di «prestatori volontari di cura» anche al secondo grado di parentela.

Finora l’unica certezza erano i soldi a disposizio­ne: 60 milioni di euro per i prossimi tre anni, come previsto dal disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziari­a all’esame della Camera.

Ma sui caregiver, le persone che fanno da badante a un parente non autosuffic­iente, cominciano a prendere forma le prime regole. Come l’allargamen­to della definizion­e, che adesso non comprende solo i figli che assistono i genitori ma anche i nipoti che si prendono cura dei loro nonni. E la necessità di scegliere tra il ruolo di caregiver e i benefici della 104, la legge che concede tre giorni di permesso retribuito al mese proprio per assistere un parente disabile.

Per dare soddisfazi­one a chi pensa che in Italia si usino troppe parole straniere, intanto, il termine è stato tradotto in italiano: da noi i caregiver saranno chiamati prestatori volontari di cura. Potranno essere parenti entro il secondo grado, ed è proprio questa definizion­e ad allargare il campo ai nipoti. Dovranno assistere il proprio caro per almeno 54 ore alla settimana, consideran­do anche la vigilanza notturna. Mentre la persona che assistono dovrà essere riconosciu­ta come invalido civile.

Resta da sciogliere il vero nodo. E cioè come usare quei 60 milioni di euro stanziati dal disegno di Legge di Bilancio. Sono pochi per garantire ai prestatori volontari di cura un mini assegno o i contributi della pensione. L’ipotesi era stata presa in consideraz­ione quando si era pensato di limitare la platea dei caregiver ai soli parenti di primo grado che assistono invalidi al 100%, o persone con patologie gravi, come la Sla. Ma aver allargato l’intervento da una parte ai nipoti, dall’altra agli invalidi non al 100% rende questa ipotesi non sostenibil­e economicam­ente.

Basta dire che in Italia le persone che assistono a tempo pieno un parente infermo sono circa un milione. Sembra certo, invece, un altro principio: essere riconosciu­to prestatore volontario di cura farà perdere a tutti gli altri familiari lavoratori la possibilit­à di utilizzare la legge 104, quella che dà diritto a permessi straordina­ri dal lavoro. Unica eccezione, i genitori di un disabile che potranno avere ancora i congedi aggiuntivi anche se uno di loro o un al- tro familiare è stato riconosciu­to come caregiver.

Tutte le regole saranno definite da un decreto al quale stanno lavorando i tecnici dei ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e della Salute, Beatrice Lorenzin. Il provvedime­nto è ancora in fase di studio perché prima bisogna aspettare il via libera definitivo al disegno di legge di Bilancio che dovrebbe arrivare poco prima di Natale. Ma una prima traccia del meccanismo è contenuta in un disegno di legge sul tavolo della commission­e Lavoro del Senato. Un testo rimasto fermo a lungo ma ripartito dopo l’annunciato stanziamen­to da 60 milioni di euro.

Sempre in questo ddl c’è anche qualche esempio di come potrebbero essere usati quei soldi. Per dare sostegno psicologic­o a chi si fa carico di un’attività così faticosa. O per consentire di svolgere a casa quelle visite specialist­iche troppo pesanti per chi non è autosuffic­iente. Assegni e pensioni, per il momento, possono attendere.

Le risorse L’allargamen­to dell’intervento pone un problema di fondi

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